Il Rapporto, pubblicato annualmente da 50 anni, è uno dei più letti e citati nel suo genere, monitorando le tendenze globali sui diritti politici e le libertà civili in 195 paesi e 13 territori. L’analisi si concentra su aspetti fondamentali come il processo elettorale, la partecipazione politica, la libertà di espressione, lo stato di diritto e l’autonomia personale. La libertà globale è diminuita per il 19° anno consecutivo nel 2024. Sessanta paesi hanno registrato un deterioramento dei loro diritti politici e delle libertà civili e solo 34 hanno ottenuto miglioramenti. El Salvador, Haiti, Kuwait e Tunisia sono stati i paesi con i maggiori cali di punteggio per l’anno, mentre Bangladesh, Bhutan, Sri Lanka e Siria hanno registrato i maggiori guadagni.Secondo il Report durante un anno di elezioni senza precedenti, molte competizioni sono state rovinate dalla violenza e dagli sforzi autoritari per limitare le scelte degli elettori. In oltre il 40 percento dei paesi e dei territori che hanno tenuto elezioni nazionali nel 2024, i candidati sono stati presi di mira con tentativi di assassinio o aggressioni, i seggi elettorali sono stati attaccati o le proteste post-elettorali sono state represse con una forza sproporzionata. Le elezioni nei paesi autoritari sono state manipolate per impedire ai veri candidati dell’opposizione di partecipare.I conflitti diffondono instabilità e ostacolano il progresso democratico in tutto il mondo. Le guerre civili in corso e i conflitti interstatali, così come la violenza perpetrata da milizie armate, mercenari e organizzazioni criminali, hanno minato la sicurezza e impedito l’esercizio dei diritti fondamentali, rendendo il mondo non solo meno sicuro, ma anche meno libero nel 2024.Gli sviluppi positivi hanno dimostrato il potenziale per le conquiste democratiche. Nonostante il declino globale complessivo della libertà, sono emersi punti luminosi in tutto il mondo a seguito di elezioni competitive o in seguito al crollo di regimi autoritari di lunga data. I nuovi governi dovranno ora affrontare il difficile compito di costruire e rafforzare istituzioni democratiche, proteggendo al contempo i diritti individuali.Il rapporto evidenzia, inoltre, come le elezioni globali del 2024 hanno portato risultati incerti per la libertà. La violenza elettorale è stata una delle principali preoccupazioni, con attacchi ai candidati in 20 paesi, come in Messico e Sudafrica, dove gruppi criminali cercavano di esercitare influenza politica. In Francia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, estremismi e odi politici hanno contribuito ad attacchi contro i candidati. Inoltre, in 14 paesi i seggi elettorali sono stati presi di mira, rendendo difficile per i cittadini votare. In alcuni paesi autoritari, come Azerbaijan, Algeria, Russia e Rwanda, i leader in carica hanno arrestato o squalificato i rivali politici per ottenere la vittoria. Anche in Tunisia, il presidente Kaïs Saïed ha intensificato la repressione contro giornalisti e oppositori. In Venezuela, il regime di Maduro ha cercato di sopprimere l’opposizione, tuttavia, nonostante le intimidazioni e le violenze, i risultati sono stati contestati. Però ci sono stati anche alcuni miglioramenti, come in Bhutan, che ha consolidato il suo processo democratico, ed è passato da “Paese parzialmente libero” a “Paese libero” e in Kashmir, dove le elezioni hanno rimandato a una certa rappresentanza politica. Somaliland ha visto un notevole miglioramento grazie a elezioni presidenziali competitive e pacifiche, mentre la Giordania è passata da “Non libera” a “Parzialmente libera” grazie a riforme elettorali.Soffermandosi sui conflitti armati in corso nel 2024, il Rapporto spiega come questi hanno compromesso sia la sicurezza che i diritti umani, colpendo gravemente la popolazione civile e minacciando la sovranità di molti stati. Il 20% dei paesi e territori ha ottenuto il punteggio minimo nell’indicatore di Freedom in the World sulla sicurezza fisica e la protezione dalla violenza illegittima. Guerre civili, scontri tra stati e la crescente influenza di gruppi armati non statali hanno alimentato il traffico illecito di armi, rafforzato organizzazioni criminali e favorito l’espansione di gruppi terroristici. In Myanmar, il conflitto innescato dal colpo di stato del 2021 ha causato migliaia di vittime e milioni di sfollati, con la giunta militare che ha intensificato la repressione, specialmente contro la minoranza Rohingya. In Sudan, la guerra civile ha portato a una crisi umanitaria senza precedenti, con oltre 26.000 morti e milioni di sfollati, mentre il sostegno esterno ai gruppi in lotta ha reso inefficaci le sanzioni internazionali. La guerra in Ucraina ha visto un’escalation con il coinvolgimento di truppe nordcoreane a sostegno della Russia, che ha intensificato gli sforzi per cancellare l’identità ucraina nelle aree occupate. Nel Medio Oriente, il conflitto tra Israele e Hamas ha devastato Gaza, aggravando le sofferenze della popolazione palestinese, mentre la guerra si è estesa ad altri paesi della regione, con il Libano colpito da massicci bombardamenti israeliani e oltre un milione di persone sfollate.Inoltre si sottolinea nel Rapporto il fatto che nel 2024, la repressione delle opposizioni politiche, della libertà di espressione e dei diritti civili si sia intensificata in diversi paesi, portando Thailandia, Kuwait, Niger e Tanzania a passare da “Parzialmente liberi” a “Non liberi”. In Thailandia, la Corte Costituzionale ha sciolto il principale partito di opposizione, mentre in Kuwait l’emiro ha sciolto il parlamento e governato senza rappresentanza elettiva. In Niger, la giunta militare ha eliminato istituzioni democratiche e libertà di stampa, mentre la Tanzania ha proseguito con le detenzioni di massa e le espulsioni delle comunità indigene. La libertà di espressione è stata la più colpita, con la repressione dei media indipendenti in oltre 120 paesi. Hong Kong ha intensificato la censura sotto la Legge sulla Sicurezza Nazionale. Anche avvocati e difensori dei diritti umani sono stati perseguitati, con arresti mirati in Russia e Bielorussia. Tuttavia, la caduta di Bashar al-Assad in Siria ha segnato una svolta inaspettata, offrendo nuove speranze per la democrazia nel paese.In molte parti dell’America Latina e dei Caraibi, i paesi stanno affrontando una triplice minaccia alla libertà: la violenza causata dalle organizzazioni criminali, la corruzione e lo svuotamento delle istituzioni democratiche da parte di questi gruppi e la normalizzazione delle tattiche repressive mentre gli stati tentano di rispondere. Alcuni gruppi criminali sono anche riusciti a sviluppare o unirsi a reti transnazionali molto più grandi e sofisticate che non solo espandono le loro attività illecite oltre i confini, ma pongono anche ulteriori sfide a qualsiasi sforzo localizzato per contenerle.La libertà globale affronterà serie sfide nel 2025, tra cui minacce alla sicurezza da molteplici conflitti armati, una repressione sempre più profonda nelle autocrazie consolidate ed emergenti e leader eletti democraticamente che cercano di promuovere i propri obiettivi ignorando i controlli istituzionali sul loro potere. È nell’interesse vitale di tutti coloro che credono nella democrazia investire in istituzioni democratiche in patria, denunciare gli attacchi ai diritti all’estero, lavorare insieme per promuovere una pace duratura e supportare i difensori dei diritti umani ovunque operino. Solo un’azione sostenuta e coordinata può invertire i quasi due decenni di declino della libertà globale e garantire che più paesi godano di sicurezza, prosperità e di tutti gli altri benefici del governo democratico.In conclusione, nonostante il quadro globale negativo, il rapporto sottolinea alcuni segnali di speranza. Elezioni competitive e la caduta di regimi autoritari hanno aperto nuove opportunità per la democrazia in diversi paesi. Tuttavia, il futuro della libertà nel mondo dipenderà dalla capacità della comunità internazionale di rafforzare le istituzioni democratiche, proteggere i diritti umani e promuovere la pace.
Paolo Iafrate