C’era una volta, sul versante sud del Monte Rosa, un ghiacciaio grande quanto 112 campi di calcio; oggi non ne rimangono che pietre, detriti e poca, pochissima neve. Legambiente si è occupata di raccontare una storia che crede potrebbe ripetersi presto per altri ghiacciai al di sotto dei 3500 metri, tra cui quello dell’Adamello e della Marmolada, nel contesto di una campagna nazionale organizzata con CIPRA Italia ed il Comitato Glaciologico Italiano intitolata “Carovana dei ghiacciai 2024”.
“Dalla montagna proviene la quasi totalità dell’acqua di cui città e pianure hanno bisogno per vivere e svolgere attività produttive; a questo patrimonio appartengono anche i ghiacciai ed il loro progressivo regresso non deve passare inosservato” dichiara Giuseppe De Matteis, professore emerito del Politecnico di Torino, in occasione della tappa piemontese della Carovana. L’esibizione del musicista Martin Mayes ha concluso l’addio al ghiacciaio di Flua, ma ora Legambiente ha altre problematiche di cui occuparsi.
Il meccanismo per cui i ghiacciai si sciolgono è semplice: lo zero termico si trova a quote sempre più elevate; gli accumuli di neve diminuiscono ed il ghiacciaio non si rigenera in inverno, andando incontro ad estati sempre più calde senza il ghiaccio che necessita per sopravvivere. Ma lì dove il ghiaccio si scioglie, altri organismi sono già pronti a creare nuovi ecosistemi, che vanno tutelati da condizioni metereologiche sempre più estreme: sul Monte Rosa, quest’anno, sono stati registrati ben 101 eventi catastrofici.
Legambiente, nel suo manifesto, chiede 7 azioni concrete per la salvaguardia dei ghiacciai: migliorare la governance; istituire reti di esperienze e competenze; orientare scelte ambientalistiche a livello europeo; monitorare continuamente il rischio; accrescere la consapevolezza nelle persone; mitigare ed adattare le politiche di preservazione alle nuove condizioni ambientali. L’osservato speciale delle prossime tappe della Carovana rimane la Marmolada, ma i ghiacciai vicini a quello di Flua (quello delle Piode ed il Sesia-Vigne) hanno entrambi perso 600 metri di lunghezza dal 1980. L’obiettivo rimane quello di cambiare il finale della storia.