Robert Kennedy si ritira e appoggia Trump, ma giudici Usa non rispettano la volontà dei candidati. Melania Trump pubblica una sua autobiografia

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Giudici di due stati Michigan e Wisconsin, hanno già stabilito che Kennedy non possa cancellare il proprio nome dalla scheda: un pronunciamento che di fatto segna una sconfitta per Trump, che rischia così di perdere voti cruciali in quegli Stati chiave. Un pronunciamento analogo è giunto nei giorni scorsi anche dalle autorità elettorali del North Carolina, secondo cui cancellare il nome di Kennedy dalle schede non è più possibile, in quanto queste ultime sono già in stampa. Kennedy ha risposto avviando ricorsi nel tentativo di ottenere la cancellazione del suo nome dalle schede. Arizona, Florida, Nevada, Ohio, Pennsylvania e Texas hanno accolto invece la richiesta del candidato indipendente di rimuovere il suo nome dalle schede elettorali. Il quotidiano “The Hill” ricorda che gli ultimi sondaggi attribuiscono alla candidata democratica alla Casa Bianca, Kamala Harris, un lieve vantaggio su Trump in Michigan.

Arrivano le ennesime incredibili decisioni di due magistrati americani che, di fatto, rischiano di alterare il voto e va oltre la volontà di un candidato di ritirarsi. La variegata forma giuridica americana consente a un giudice di esprimersi in modo difforme rispetto a un altro ma è assurdo che, due mesi prima delle elezioni, si vieti a Robert Kennedy jr di esercitare un suo diritto alla rinuncia. Tutto questo ovviamente indebolirà Trump, perché tanti elettori di Kennedy, vedendo sulla scheda il suo nome, lo voteranno, a discapito del candidato repubblicano. Con buona pace della democrazia.

La campagna elettorale presidenziale Usa, a poco meno di due mesi dal voto, (il prossimo cinque novembre) si concentra su temi etici. E’ l’aborto a far registrare le polemiche tra Kamala Harris, candidata democratica e vicepresidente in carica, e Donald Trump

Il tour della campagna di Kamala Harris per “i diritti riproduttivi” si svolgerà sull’autobus che per due mesi farà almeno 50 tappe in stati democratici, repubblicani e in bilico, non ci saranno la stessa Harris, né Tim Waltz ma il second gentleman Douglas Emhoff, la first lady del Minnesota Gwen Walz, la senatrice Amy Klobuchar e la responsabile della campagna Julie Chavez Rodriguez. Il tour si concentrerà sugli attacchi a Trump come “direttamente responsabile degli impatti devastanti del ribaltamento della sentenza Roe v. Wade” e illustrerà la differenza tra la posizione del tycoon sull’aborto e quella di Harris.

La sentenza Roe-Wade è una sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti d’America del 1973, considerata fondamentale dai democratici nella giurisprudenza statunitense sull’aborto. La sentenza del giudice delle leggi statunitense dice due cose fondamentali: l’aborto è possibile per qualsiasi ragione la donna lo voglia fino al punto in cui il feto diventa in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno, anche con l’ausilio di un supporto artificiale. Questa condizione si verifica in media intorno ai sette mesi (28 settimane), ma può presentarsi prima, anche alla 24ª settimana; in caso di pericolo per la salute della donna, l’aborto è legale anche qualora la soglia oltre il quale il feto è in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno sia stata sorpassata.

L’agosto che ci siamo lasciati alle spalle è stato quello della consacrazione di Kamala Harris la quale, nel corso della convention democratica di Chicago, ha ottenuto la scontata nomination per le elezioni Presidenziali del prossimo 5 novembre. La miglior candidata possibile per il ruolo di Comandante in Capo: parola di chi, fino a un mese fa, ci spiegava che il miglior candidato possibile per il ruolo di Comandante in Capo era l’inamovibile  Joe Biden.

La vice presidente in carica è il presente, e ha già avuto un intero mandato per dare sfoggio delle sue competenze spiegando, ad esempio, che “L’Ucraina è un Paese in Europa. Vicino a un altro Paese chiamato Russia” e che “La Russia è un Paese più grande. La Russia è un Paese potente. La Russia ha deciso di invadere un Paese più piccolo che è l’Ucraina. Quindi, fondamentalmente, questo è sbagliato e va contro tutto ciò che noi rappresentiamo.” La Clinton ha ribadito con enfasi che Kamala è all’altezza della presidenza perché conosce la macchina, lei siede nella situation room. Avrà assorbito lì queste approfondite nozioni di geopolitica? In fondo, a pensarci bene, a che serve avere un piano per risolvere i conflitti in corso nel mondo o arginare l’inflazione che sta distruggendo l’economia USA, quando puoi proporre l’aborto come soluzione a ogni problema? Sì, perché più volte interrogata su questioni economiche, la vice di Biden ha risposto che sì, l’economia è importante e lei farà certamente qualcosa, ma ciò che veramente conta è essere liberi, liberi di abortire e di amare chi si vuole. Genialità elettorale, sbagliamo?

«Sento la responsabilità di chiarire i fatti. Credo sia importante condividere la mia prospettiva: la verità»,  con queste semplici parole, Melania Trump ha annunciato sui social network che sta per lanciare un libro autobiografico, dove svelerà molti particolari della sua vita pubblica e privata: «Sento la responsabilità di chiarire i fatti. Credo sia importante condividere la mia prospettiva: la verità».

L’ex First Lady americana ha pubblicato sui social un video dove definisce il suo libro, che uscirà il prossimo mese, come una opportunità per chiarire la verità sulla sua vita. «Scrivere questa autobiografia è stato un viaggio profondamente personale e riflessivo per me», ha spiegato la moglie di Donald Trump, attualmente impegnato nella campagna per le presidenziali Usa. bSe suo marito dovesse vincere la battaglia contro la rivale democratica Kamala Harris, Melania Trump si ritroverebbe a essere nuovamente First Lady.

Melania Trump, che di solito è riservatissima, ma ha deciso di uscire allo scoperto proprio mentre la campagna elettorale del marito entra sempre più nel vivo. Finora si era tenuta per la maggior parte del tempo in disparte rispetto alla campagna del marito. A luglio aveva partecipato all’ultima serata della Convention repubblicana, ma aveva anche rifiutato di pronunciare un discorso per introdurre il marito, interrompendo una tradizione lunga decenni.

Melania Trump, che ha 54 anni, ha un passato da modella. Nel 2005 ha sposato Donald Trump. Ora pubblica un libro dove, ha spiegato, ci saranno anche storie e immagini mai condivise prima con il pubblico. Il suo annuncio arriva pochi giorni dopo che suo marito è stato costretto a smentire le affermazioni dell’ex direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Anthony Scaramucci, secondo cui Melania starebbe segretamente tifando per la candidata presidenziale democratica, Kamala Harris.

Il motivo: secondo quanto rivelato da Scaramucci al podcast MediasTouch, «Melania odia Donald Trump», e per questo sarebbe stata assente ai raduni della campagna politica del marito e ha partecipato a pochi eventi di raccolta fondi. Era presente, però, alla manifestazione dove un uomo ha cercato di uccidere Trump sparandogli. Ora Melania racconterà la sua verità, e c’è chi non vede l’ora di conoscerla.

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