Un interno borghese, algido e metafisico: quattro divanetti al centro, lo spazio sospeso e immobile di una casa di riposo di lusso. È lì che si consuma la nuova, lucida, amara riflessione di Carrozzeria Orfeo, compagnia teatrale ormai maestra nel raccontare l’umanità più fragile. Lo spettacolo “Salveremo il mondo prima dell’alba”, in scena al Teatro Vascello fino al 19 aprile 2025, trascina lo spettatore in un universo tanto distante quanto familiare: una clinica di riabilitazione per super ricchi, situata su un satellite nello spazio, dove l’opulenza diventa prigione dorata, e il successo un male incurabile.
La drammaturgia e la regia di Gabriele Di Luca, affiancato in regia da Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi, colpisce dritta al cuore con la forza di una riflessione filosofica travestita da satira feroce. Sul palco, gli straordinari interpreti Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti e Ivan Zerbinati danno corpo e voce a personaggi ironici, disperati, teneri e abietti, vittime di un mondo che li ha resi dipendenti da tutto tranne che da sé stessi.
La scenografia, firmata da Lucio Diana, è fissa e potente: rappresenta l’interno della clinica di riabilitazione, con quattro porte sul fondo – cucina, ufficio del coach e stanze degli ospiti – e due casotti laterali rotanti che si aprono per mostrare la sauna e la palestra. Al centro, le quattro sdraio fungono da epicentro drammaturgico e simbolico: lì si incrociano le vite, le confessioni, i crolli. La luce, sempre di Diana, gioca un ruolo essenziale nel disegnare un’atmosfera sospesa, tra il freddo siderale dello spazio e la calda umanità che tenta di resistere.
I costumi di Stefania Cempini sottolineano le variazioni emotive e narrative, alternando abiti civili a pigiami, costumi da palestra o da sauna, seguendo i personaggi nei loro sbalzi interiori. Le musiche originali di Massimiliano Setti accompagnano la messa in scena con coerenza e intensità, mentre i video di Igor Biddau, con la partecipazione di Elsa Bossi, Sofia Ferrari e Nicoletta Ramorino, aggiungono profondità al contesto scenico.
Lo spettacolo, della durata di 135 minuti senza intervallo, è un viaggio denso e disturbante nelle dipendenze affettive, lavorative, sessuali e chimiche – che diventano metafora di una fame esistenziale, di un vuoto che nessun lusso sa colmare. La clinica diventa un microcosmo dell’intera società: iperfunzionale, iperconnessa, ma incapace di sentire davvero.
Andrea Colamedici, filosofo e cofondatore di TLON, ha collaborato al progetto come consulente filosofico. La sua lettura è precisa e tagliente: definisce Salveremo il mondo prima dell’alba una sorta di Fatality teatrale, capace di smascherare illusioni e ipocrisie, lasciando lo spettatore nudo di fronte alla propria umanità ferita.
Nonostante l’ambientazione fantascientifica, lo spettacolo parla del nostro presente con spietata lucidità. È una tragedia moderna recitata con il ritmo di un cabaret, una fatalità mascherata da commedia. I personaggi sembrano partoriti dalla penna di un Cechov post-capitalista, imprigionati in monologhi interiori e dialoghi taglienti, mentre sullo sfondo si agita la disperazione del vivere senza scopo.
“Salveremo il mondo prima dell’alba” è una visione scenica di ciò che siamo diventati: esseri umani che fingono felicità nelle foto, mentre si consumano nella solitudine. È uno specchio crudele ma necessario, che ci chiede se siamo davvero pronti a salvare qualcosa – il mondo, noi stessi – o se ci perderemo, ancora una volta, dietro l’ennesimo desiderio da soddisfare.
Perché, come ci ricorda Di Luca, “il bene è sfinente, il male è un maratoneta”. Ma se c’è ancora spazio per un gesto sincero, un atto gratuito, una cura – allora, forse, un’alba sarà ancora possibile.
Marco Zucchi