Il congresso regionale della Lega in Lombardia, fissato per il 15 dicembre, si prepara a diventare molto più di una semplice competizione interna: potrebbe essere il primo vero processo politico alla leadership di Matteo Salvini, che da oltre due anni viene costantemente discusso dalla base.
La Lombardia, culla e laboratorio storico del Carroccio, è commissariata dal 2021, anno della clamorosa uscita di scena di Paolo Grimoldi, l’ultimo dei bossiani, poi espulso in un crescendo di strappi e ferite. Ma il congresso del 15 dicembre non sarà solo il teatro di una resa dei conti lombarda: è qui che si misurerà lo stato dell’intera architettura leghista. Sarà, per Salvini, una cartina di tornasole del suo potere e della sua capacità di tenuta, soprattutto in vista del congresso federale del 2025, dove si gioca il suo destino politico.
I numeri non sorridono al segretario. La Lega vive una ormai costante emorragia di consensi: gli ultimi dati elettorali raccontano di un partito che, dopo la débâcle alle Europee, ha perso terreno anche nelle regionali, subendo oltre al calo dei voti l’uscita di scena in Sardegna di Christian Solinas e poi di recente, in Umbria, di Donatella Tesei. Il futuro però si gioca nelle roccaforti storiche, Lombardia e Veneto, e anche qui i venti non sono favorevoli. In Veneto, dove il governatore Luca Zaia rappresenta l’ultimo baluardo del leghismo che fu, Giorgia Meloni avanza le sue pretese: vuole un candidato di Fratelli d’Italia, forte di un 37% che ha surclassato il misero 13% leghista, scalzato anche dal Partito democratico.
Zaia, per ora, prova a resistere, ma il tetto dei due mandati impone un limite che Salvini non è riuscito a superare. «Farò di tutto per mantenere alla Lega la guida del centrodestra in Veneto», ha detto. Parole che suonano come un ritornello stonato.
In Lombardia il baratro con Fratelli d’Italia non è meno doloroso. Anche qui parlano i numeri delle Europee: 31,79% contro il 13,09% leghista. Il congresso lombardo non sarà solo una conta di correnti, ma un primo passo verso la scelta del prossimo candidato governatore. Tra i nomi più accreditati, quello di Massimiliano Romeo: un volto nordista per cercare di ricucire il filo spezzato con l’identità originaria del Carroccio. E per Salvini che osserva, promette e combatte, il congresso lombardo rischia di diventare la prima vera pietra del suo tramonto.
Intervistato da Radio 24 durante il programma Il caffè della domenica, Matteo Salvini ha affrontato il tema di Luca Zaia e le speculazioni sul terzo mandato come governatore del Veneto. Salvini ha chiarito la sua posizione, definendo il collega una risorsa fondamentale per la Lega e per il Paese. “Zaia è una grande risorsa per il Veneto, per l’Italia e per la Lega. Se non ci sarà la possibilità per i veneti di rieleggerlo, una cosa sbagliata per me, avrà altri importanti incarichi”.
Smentendo categoricamente i rumors su presunte tensioni tra lui e Zaia, Salvini ha aggiunto: “Sono invenzioni: un giorno è Il Foglio, un giorno è il Corriere, un giorno è La Repubblica, ci sta, siamo in un Paese libero, ma la realtà è diversa.” In questo modo, Salvini ha ribadito la compattezza del partito e il suo sostegno a Zaia, ritenendo infondate le speculazioni circolate sui media.
Durante l’intervista, Salvini si è espresso anche sui rapporti con Forza Italia, minimizzando il disaccordo emerso sull’emendamento della Lega sul canone Rai, che non ha ottenuto il voto favorevole degli alleati. “Conto che sia un episodio, non è un emendamento che mette in discussione un governo che è il più stabile d’Europa,” ha affermato. Sottolineando la solidità della coalizione di governo.
A proposito dello sciopero generale organizzato da Maurizio Landini della CGIL, Salvini non ha risparmiato critiche. “Landini aveva proclamato lo sciopero ancora prima di conoscere la legge di bilancio, lamentando i tagli sulla sanità che non ci sono, perché in sanità ci sono 136 miliardi di euro, che è il record storico per il servizio sanitario nazionale,” ha puntualizzato. “Mi sembra che faccia politica, suo diritto di farlo, come hanno fatto tutti i segretari della CGIL prima di lui, che poi sono entrati in politica.”
Infine, Salvini ha rivolto uno sguardo al panorama internazionale, confermando il suo interesse per l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca nel gennaio 2025. “È vero che mi piacerebbe essere presente all’insediamento del 20 gennaio, è vero che abbiamo avuto alcuni contatti direttamente con il presidente Trump, piuttosto che con Elon Musk nei mesi passati. È stato un piacere vedere la sua vittoria,” ha concluso, ribadendo il suo sostegno al tycoon americano.