Sanità, indagine sugli ospedali in Italia: ecco i peggiori

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Carenza di personale, turni massacranti, tempi di attesa con picchi che superano le 8 ore, fuga di professionisti e aggressioni all’ordine del giorno. I Pronto soccorso italiani, in perenne sofferenza, si confermano il grande anello debole del nostro Servizio sanitario nazionale. E’ quanto emerso da un’indagine di Nursing Up – Sindacato nazionale infermieri, che ha stilato la classifica dei tre ospedali peggiori d’Italia, fotografia di una realtà drammatica dei nosocomi italiani. Le realtà particolarmente disagiate del Paese, tutte a Sud, emerse nell’indagine del sindacato, riguardano l’ospedale San Leonardo di Castellammare (Na), l’ospedale di Rossano (Cs) e il Policlinico di Messina che oltre alle attese bibliche per i pazienti, rivelano situazioni intollerabili per gli infermieri: turni anche di 16-17 ore per coprire l’assenza dei colleghi e compensare quella degli operatori socio sanitari, con una drammatica esplosione di casi di demansionamento. “Da anni – spiega una nota di Nursing Up – il nostro Sindacato racconta, con mirate denunce frutto di accurate indagini, la situazione letteralmente drammatica delle aree di emergenza-urgenza degli ospedali da Nord a Sud, che si acuisce durante i mesi estivi, con il fisiologico aumento di accessi nei pronto soccorsi che in alcuni casi si trasformano in vere e proprie polveriere, specchio fedele dei disagi e dei disservizi delle nostre aziende sanitarie, con professionisti sempre più stanchi e logorati, costretti, più che mai nel periodo estivo, a turni massacranti”. Il report dell’associazione degli infermieri nel 2023 attesta 18,27 milioni di accessi ai pronto soccorso di cui più di 1 su 5 – il 22%, pari a circa 4 milioni – giudicati impropri ed evitabili, in quanto codici bianchi o verdi, “palese evidenza – scrive Nursing Up – dell’inefficienza della sanità di prossimità”. Il pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare, era “in condizione già critica prima del Covid, a causa della chiusura di pronto soccorso limitrofi mai riaperti, quali Scafati, Boscotrecase e Torre Annunziata. Questo ha creato per la struttura, secondo le nostre indagini ora ai primi posti per disagi e inefficienze, una situazione pari a quella di una bomba a orologeria, con un bacino di utenza che, da quello della popolazione dell’area costiera, si è allargato da alcuni anni anche al territorio vesuviano e alla confinante provincia di Salerno. Organici ridotti ai minimi termini, con al primo posto una voragine di infermieri che in estate si acuisce a dismisura. I nostri referenti ci raccontano di un personale demotivato e stanco. E poi ci sono le aggressioni in particolare negli orari notturni. Il presidio fisso di pubblica sicurezza esiste, ma è pericolosamente vuoto, con un solo agente che si alterna con i colleghi solo per qualche ora al giorno, dal lunedì al venerdì”, spiega l’associazione infermieri. Anche in Calabria, al Pronto soccorso di Rossano, “gli organici sono ridotti all’osso. La situazione critica, però, – sottolinea il sindacato – oltre ai turni massacranti, ai tempi biblici di attesa dei pazienti, e naturalmente della cronica carenza di infermieri e operatori sociosanitari, oltre alle aggressioni sempre più frequenti, si infarcisce anche di ulteriori problematiche. E’ stato, da tempo, chiuso un accordo, nell’ambito della contrattazione regionale, per portare una già risibile indennità mensile, oggi del valore di 40 euro, sino a 72 euro lordi. Fin ora, però incredibilmente, tale cifra non è mai stata erogata. Decine e decine, da mesi, sono le inevitabili richieste di trasferimento in altri reparti. E’ in atto una vera e propria fuga da parte dei professionisti dal pronto soccorso”. Il terzo ospedale attenzionato è il Policlinico di Messina, uno dei più grandi ospedali del Meridione che serve un bacino d’utenza molto vasto tra Sicilia e Calabria.  “Ma siamo di fronte ad una struttura vetusta, che da tempo attende un indispensabile restyling. Il pronto soccorso – prosegue il sindacato – è un cantiere eternamente aperto, con lavori mai conclusi: la perfetta dimostrazione dei disagi che regnano sovrani. Almeno 60 infermieri del policlinico di Messina, ci viene riferito, non sarebbero attualmente in servizio per vari motivi”. “Siamo di fronte a una gravissima e cronica carenza infermieristica e di operatori sociosanitari che sta minando nel profondo, secondo i nostri referenti, la regolare attività assistenziale.  Ai primi posti, nell’ordine della gravità di una crisi che si acuisce di giorno in giorno, c’è naturalmente il pronto soccorso”, conclude Nursing up.

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