Sanità. Medici di famiglia potrebbero essere assunti nel SSN: Stop ai liberi professionisti

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Trasformare i medici di famiglia da liberi professionisti convenzionati a dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La sanità italiana è al centro di un dibattito significativo riguardo alla possibile riforma del ruolo dei medici di base. La proposta, sostenuta dal ministro della Salute Orazio Schillaci e da diverse Regioni, avrebbe l’obiettivo di garantire una copertura territoriale più efficace, in particolare attraverso le Case della Comunità, strutture finanziate con 2miliardi di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Dettagli della Proposta di Riforma. Attualmente, i medici di famiglia operano come liberi professionisti in convenzione con il SSN, ricevendo un compenso basato sul numero di assistiti. La riforma proposta prevede che i nuovi medici vengano assunti direttamente dal SSN, con un orario settimanale di 38 ore suddivise tra visite ai pazienti e attività di programmazione territoriale. I medici già in servizio avrebbero la possibilità di scegliere se mantenere lo status attuale o passare al nuovo regime. Inoltre, l’attività non si svolgerebbe più esclusivamente negli studi privati, ma anche nelle Case della Comunità, assicurando un’assistenza più strutturata e continua dalle 8 alle 20, con la possibilità di effettuare esami diagnostici di primo livello come elettrocardiogrammi ed ecografie.

Formazione e Specializzazione. Un altro aspetto cruciale della riforma riguarda la formazione dei medici di base. L’attuale corso triennale regionale per la medicina generale verrebbe sostituito da una specializzazione universitaria di quattro anni, equiparata a quella dei medici ospedalieri. Questo cambiamento comporterebbe anche un adeguamento economico delle borse di studio, attualmente inferiori rispetto a quelle di altre specializzazioni.

La proposta ha suscitato un acceso dibattito tra i professionisti del settore e le istituzioni. Alcuni vedono nel passaggio alla dipendenza una soluzione per migliorare la stabilità lavorativa e garantire una maggiore presenza medica sul territorio. Altri, invece, temono che una maggiore rigidità organizzativa possa ridurre la qualità dell’assistenza e compromettere il rapporto fiduciario tra medico e paziente.

Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha sottolineato che al momento non è stata presa una decisione definitiva sullo status dei medici di famiglia, evidenziando la necessità di ulteriori discussioni per raggiungere una posizione unitaria oai_citation:0‡KEKRJV.pdf.

All’interno della maggioranza di governo, Forza Italia ha espresso riserve riguardo all’ipotesi di trasformare i medici di famiglia in dipendenti del SSN. Il presidente dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli, ha proposto un sistema misto in cui i medici di medicina generale rimangano liberi professionisti convenzionati, ma con un impegno orario definito nelle Case della Comunità.

I sindacati dei medici hanno manifestato preoccupazione per le possibili implicazioni della riforma. La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) ha espresso timori che il passaggio alla dipendenza possa compromettere l’autonomia professionale e il rapporto diretto con i pazienti. Inoltre, sottolineano che la vera emergenza è la carenza di medici di medicina generale, un problema che la riforma dovrebbe prioritariamente affrontare.

La riforma della medicina di base in Italia rappresenta un potenziale cambiamento epocale nel sistema sanitario nazionale. Mentre l’obiettivo è migliorare la copertura e l’efficienza dell’assistenza territoriale, è fondamentale considerare attentamente le implicazioni per i professionisti coinvolti e per i pazienti. Il dibattito è in corso e le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi potrebbero ridefinire profondamente il ruolo e le modalità operative dei medici di famiglia nel nostro Paese.

Valentina Alvaro

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