Uno spettacolo davvero bello.
Una rappresentazione toccante, emozionante, profonda, che ci immerge in una realtà inaudita ma per lo più dimenticata della nostra città.
Una realtà, quella del Santa Maria della Pietà, che è stata attiva per oltre sessant’anni anni, fino alla legge Basaglia del 1978 e che tutti noi dovremmo conoscere, soprattutto tutte noi donne, perché chissà se alcune o tante di noi in quell’epoca avrebbero rischiato di incorrere nello stesso infame destino.
Infatti, per la maggior parte dei casi “qui dentro si finisce per motivi che con la pazzia non c’entrano un cazzo”. Figlie femmine che non si conformano alle prescrizioni dell’epoca e che nessuno vuole darsi la briga di gestire, bambine silenziose, adolescenti apatiche, mogli che si ribellano a un marito onnipotente, sorelle che non devono avere diritto all’eredità di famiglia.
Tutte spedite in manicomio.
Un luogo in cui “bonificare” la femminilità storta perché libera, una minaccia per la cultura patriarcale e quindi etichettata come insana e pericolosa.
Un grande ammortizzatore sociale che permette alla società benpensante di mettere da parte e nascondere, come polvere sotto il tappeto, tutto quello che va contro il pensiero e la morale comune, condannando, nel migliore dei casi, a una vita di noia e solitudine queste povere anime che nessuno vuole più.
Oggi il recupero del Santa Maria della Pietà ha permesso di documentare e dare una voce alle storie di tutte queste persone dimenticate e silenziate e di conoscere il distorto approccio al trattamento della malattia mentale basato su ghettizzazione e stigma.
Da questi documenti nasce lo spettacolo “Santa Maria della Pietà-Le Agitate”, ideato da Orazio Rotolo Schifone e scritto da Luisa Casasanta in scena all’OFF/OFF Theatre da mercoledì 9 a domenica 13 aprile 2025, per una produzione S.D.I. srls.
Masaria Colucci, Luisa Casasanta, Aura Ghezzi, Laura Mazzi, Edoardo Purgatori, Mattia Teruzzi e Elena Vanni sono gli eccezionali interpreti della pièce, che ci racconta tra realtà e immaginazione le vite “non conformi” di 4 donne della dolorosa schiera delle internate del Santa Maria della Pietà.
La Pina, Rossana, Anita e la nuova arrivata Mara sono le “agitate” del Padiglione XVII, donne della Roma degli anni 60, differenti per età e condizione sociale, ma unite nel loro destino di essere state denunciate dalle figure maschili della loro vita: padri, fratelli e soprattutto mariti. Persone che avrebbero dovuto amarle, ma che le consideravano una loro proprietà e che se decidevano che quella proprietà era diventata scomoda e non portava più loro alcuna convenienza, potevano decidere di liberarsene e dimenticarle, rinchiudendole in questa prigione a subire isolamento, umiliazioni ed elettroshock, in un’oppressione femminile di Stato, legalizzata ed addirittura “medicalizzata”.
Ogni personaggio è costruito con grande attenzione, rivelando le complessità delle loro personalità e delle loro storie. Colpiscono i dialoghi poetici e onirici della vecchia Pina, con il suo rituale quotidiano di pettinarsi di fronte a un disegno sgangherato fatto da lei stessa sul muro, nella ricerca di un’identità in un contesto che nega la propria umanità e annienta la personalità vietando anche gli specchi. Anita si tiene in disparte, viene da una famiglia nobile e pensa di poter godere di privilegi per il suo stato sociale, ma ben presto capisce che una volta messo piede nei padiglioni del XVII a nulla valgono i suoi nobili natali. Rossana, con il suo passato di resistenza, incarna la lotta contro un sistema oppressivo, sul suo fascicolo si legge “Denunciata dal marito a condurre una vita scioperata lontana dal tetto coniugale”; diagnosi: schizofrenia. Infine, Mara, ribelle e indomita, sfida le convenzioni e le restrizioni imposte da un luogo che non ammette stravaganze, specie da quando a dirigerlo è tornato il temutissimo Dottor Pugni, “l’Elettricista di Monte Mario”. Lui sa come gestire con metodo questo luogo abbandonato da Dio, con poche chiare regole: spezzare la Resistenza, sedare la Rivolta e punire l’Indisciplina, senza timore di ricorrere a soprusi e feroci violenze, perché il dolore fisico ha una grande valenza educativa ed è solo così che imparano le bestie.
Tanto per lui la vera sofferenza appartiene solo ai sani.
Non sfugge nei suoi dialoghi il disgusto per le pratiche di colui che ha rivoluzionato l’approccio alla cura della malattia mentale, in totale contrasto con le pratiche ortodosse dell’epoca, Basaglia, il medico “fricchettone” che gestisce l’ospedale psichiatrico di Gorizia.
“Santa Maria della Pietà-Le Agitate” è un’opera teatrale multi-linguaggio che mescolando drammaturgia contemporanea, racconto per immagini, poesia e flusso di coscienza riesce a trasmettere in modo straordinario l’atmosfera di inquietudine, desolazione e angoscia, ma anche di profonda umanità che permeava la vita all’interno di un manicomio. Regia, musiche e allestimenti amplificano il senso di isolamento e sofferenza rendendo palpabile la noia, la paura e l’umiliazione che le protagoniste vivono quotidianamente e immergendo il pubblico in un contesto emotivamente denso e claustrofobico.
La narrazione è ibrida e sperimentale, i dialoghi poetici e onirici alternano momenti di intensa drammaticità e crudo realismo a parentesi di surreale ilarità, creando un contrasto che colpisce e coinvolge.
“Santa Maria della Pietà – Le Agitate” non è solo uno spettacolo teatrale, ma anche un atto di denuncia e di memoria. Ci invita a riflettere su un passato doloroso di secoli di indifferenza sulla violenza psichiatrica e a considerare le implicazioni di un presente in cui le voci delle donne continuano a essere silenziate. È un richiamo a riflettere sul paradigma salute/malattia per liberare quelle vite dimenticate dallo stigma della colpa e restituire al mondo quelle voci perdute che ancora echeggiano fra le mura del Santa Maria della Pietà.






Laura Trinci