Schumann e l’anima romantica sulle tracce di Faust

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Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Roberto Buono l’articolo che di seguito pubblichiamo:

Alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica, Daniel Harding dirige un’imponente esecuzione delle Scene dal Faust di Goethe con Orchestra, Coro e Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Una serata dal respiro europeo per uno dei vertici più enigmatici e intensi del Romanticismo musicale.

Folgorato dalla lettura della seconda parte del Faust di Goethe, Robert Schumann compose tra il 1843 e il 1850 una delle sue opere più ardite e personali: le Scene dal Faust, un ibrido tra oratorio, sinfonia corale e poema filosofico, che sfugge a ogni classificazione tradizionale. Non un’opera teatrale, né un semplice oratorio sacro, bensì una composizione “astratta” che si muove tra evocazione simbolica e profondità spirituale.

Ogni scena ha un’architettura ben definita (si può quasi parlare di “pannelli”, tableau, volutamente con salti logici e narrativi) eppure l’insieme si percepisce come un cammino visionario, fatto di meditazioni, sogni, tentazioni e redenzione. In questa partitura, Schumann concentra la sua riflessione più matura sul destino dell’uomo moderno: il desiderio di sapere, il limite della conoscenza, l’anelito all’infinito. Una sorta di saga dell’uomo moderno, una Iliade post litteram.

Nella prima parte si consuma la tragedia di Margherita, mentre nella seconda prende forma la grande parabola spirituale di Faust, dal risveglio al desiderio di verità, fino alla morte e alla trasfigurazione finale. La scena del riposo dell’anima (numero 7) è anche la prima composta da Schumann, già nel 1843: una sorta di epitaffio mistico, dove la figura della Poenitentium (una sorta di “Maria terrena” in cui rivediamo Gretchen) chiude il cerchio del destino umano.

Non sono molti i direttori che si avventurano oggi in quest’opera, tanto affascinante quanto impegnativa. Daniel Harding è uno di questi. Anzi, forse l’unico in grado, oggi, di restituire davvero il senso profondo di questo lavoro. Lo fa con intelligenza analitica, sensibilità teatrale e, soprattutto, con un’attenzione finissima alla declamazione musicale (ho notato tra l’altro che ha cantato, accompagnando coro e solisti, tutto il tempo a mezza voce).

Non è un caso che, nel 2013, Harding abbia già affrontato le Scene dal Faust in una registrazione oggi di riferimento con la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks. Accanto a lui, allora come oggi, Christian Gerhaher e Christiane Karg: rispettivamente nei ruoli di Faust e Gretchen. Una collaborazione che si rinnova con naturalezza e profondità. Gerhaher, tra i massimi liederisti viventi, dà al suo Faust uno spessore intellettuale tormentato, mentre Karg modella la sua Gretchen con luminosità e precisione, mai leziosa. Accanto a loro, il Mephistopheles di Falk Struckmann si impone per autorità e intensità.

Grande successo, dunque, alla Sala Santa Cecilia per la prima serale di venerdì 11 aprile (con repliche il 12 e 14 aprile). Un ensemble da far tremare i polsi: orchestra (ho contato ben otto contrabbassi in organico), coro, voci bianche, e ben undici solisti vocali che si alternano nei molteplici ruoli previsti dalla partitura. Un’autentica macchina musicale, perfettamente oliata. La sala era gremita, il pubblico attento (si “riconoscevano” molti tedeschi), partecipe, travolto da un’esecuzione coinvolgente. Applausi finali lunghi, convinti, a tratti ritmati.

Come ha sottolineato Andrea Penna durante la diretta su Rai Radio3, si tratta di un “marchingegno musicale” inclassificabile, figlio di una visione romantica che ancora oggi interroga e commuove. Una serata che dimostra come, quando l’arte incontra rigore e passione, anche le proposte più audaci possono incontrare un pubblico caloroso. E come Schumann, con il suo Faust, riesca ancora a parlare alle nostre inquietudini più profonde.

Tratto dall’intervista di Andrea Penna a Radio3 Suite nell’intervallo della diretta a Christian Gerhaher
Durante l’intervallo della trasmissione in diretta di Rai Radio 3, il baritono Christian Gerhaher, protagonista nel ruolo di Faust, ha parlato dell’approccio al personaggio e dell’importanza dell’interpretazione in Scene dal Faust. “Faust non è solo un personaggio tragico”, ha affermato Gerhaher, “è anche un simbolo di ricerca. La sua inquietudine, il desiderio di conoscenza e la lotta con le sue contraddizioni sono temi universali. È un ruolo complesso, che richiede una lettura profonda e sfumata, un lavoro intimo tra musica e testo”. Il cantante ha sottolineato anche come il lavoro con Daniel Harding sia stato fondamentale, definendo il direttore un “compagno di viaggio perfetto” nella realizzazione di quest’opera che, seppur difficile, ha la capacità di parlare a livello emotivo e filosofico con il pubblico.

Figura carismatica e atipica, Daniel Harding è uno dei direttori d’orchestra più interessanti della sua generazione. Nato in Inghilterra nel 1975, è stato assistente di Simon Rattle e Claudio Abbado, e ha diretto alcune delle più prestigiose orchestre europee, dalla London Symphony alla Filarmonica di Vienna. Dal 2016 è stato direttore musicale dell’Orchestre de Paris, e collabora regolarmente con l’Orchestra di Santa Cecilia. Parallelamente alla carriera musicale, Harding ha coltivato un’altra passione: quella per il volo. Pilota di linea qualificato, dal 2020 ha iniziato a volare per Air France, esperienza che — come ha raccontato lui stesso — ha profondamente arricchito anche il suo approccio alla direzione, per disciplina, visione e senso delle responsabilità.

Scene dal Faust di Goethe – venerdì 11 aprile 2025 20:30 Sala Santa Cecilia – Auditorium Parco della Musica

SOLISTI

Christian Gerhaher baritono: Faust, Pater Seraphicus, Doctor Marianus

Christiane Karg soprano: Margherita, Penitente, Una Poenitentium

Falk Struckmann basso: Mefistofele, Spirito maligno

Johanna Wallroth soprano: Marta, La Cura, Angelo novizio, Penitente, Magna Peccatrix

Rebecka Wallroth mezzosoprano: la Mancanza, Angelo novizio, Maria Aegyptiaca, Mater Gloriosa

Andrew Staples tenore: Ariel, Pater Ecstaticus, Angelo perfetto, Angelo novizio

Alexander Roslavets basso: Pater Profundus, Angelo perfetto, Angelo novizio

Annelie Sophie Müller mezzosoprano: l’Insolvenza, Mulier Samaritana
Patricia Westley soprano: La Distretta, Penitente

SOLISTI DEL CORO DELL’ACCADEMIA DI SANTA CECILIA

Natalia Paula Quiroga Romero soprano: Penitente

Jesús Hernández Tijera tenore

Orchestra, Coro e Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Daniel Harding direttore

Andrea Secchi maestro del Coro

Claudia Morelli maestra del Coro di Voci Bianche

Roberto Buono

Roberto Buono

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