Servizio militare obbligatorio o volontario, verso la presentazione della legge di Fratelli d’Italia

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Il servizio militare di leva in Italia,  formalmente coscrizione obbligatoria di una classe, popolarmente naia o naja, indica, in Italia, il servizio militare obbligatorio.

Istituito nello Stato unitario italiano con la nascita del Regno d’Italia e confermato con la nascita della Repubblica italiana, è stato in regime operativo dal 1861 al 22 agosto 2004, per 143 anni. L’obbligatorietà del servizio, prevista dalla Costituzione della Repubblica Italiana nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, è ordinariamente inattiva dal 1º gennaio 2005, come stabilito dalla legge 23 agosto 2004, n. 226.

Il personale militare di leva percepisce durante il servizio un’indennità, più volte modificata nel corso degli anni e di importo variabile a seconda dell’arma, del corpo di inquadramento e delle funzioni svolte. Il servizio prestato è inoltre valido ai fini pensionistici ed è tale anche in seguito all’emanazione della legge Martino.

In Parlamento si riaccende il dibattito sul ripristino del servizio militare obbligatorio. Attualmente, sono due le proposte di legge, una alla Camera e una al Senato, che mirano a reintrodurre la leva militare o civile, sospesa dal 2005 con la legge Martino durante il governo Berlusconi. Il tema ha suscitato opinioni forti e divergenti tra sostenitori e contrari, riaprendo il confronto pubblico.

La proposta più recente, presentata il 15 maggio 2024 dal deputato Eugenio Zoffili della Lega, punta a istituire un servizio militare e civile universale di sei mesi per giovani tra i 18 e i 26 anni. Zoffili si riallaccia alle dichiarazioni di Matteo Salvini, che aveva già proposto il ripristino della leva come “grande forma di educazione civica” durante un raduno degli Alpini a Vicenza. La proposta prevede che il servizio si svolga sul territorio nazionale, preferibilmente nella regione di residenza.

Non tutti sono favorevoli. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha dichiarato che le forze armate non devono essere utilizzate per educare i giovani, compito che spetta a famiglia e scuola. Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è espresso contro l’obbligo del servizio militare. Tuttavia, la proposta ha trovato sostenitori, come il senatore  Roberto Menia, che sta preparando un disegno di legge per reintrodurre sei mesi di servizio obbligatorio, rivolto sia a ragazzi che ragazze, come forma di educazione e disciplina.

Il senatore di Fratelli d’Italia, Roberto Menia, vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Difesa di Palazzo Madama presenterà a breve una sua proposta di legge per il ripristino del servizio militare obbligatorio. “Sì,  sto proprio adesso mettendo a punto un ddl in questo senso. Certo, non penso a un ritorno a quello che è stato in passato il servizio militare, ma sei mesi di naia, non solo per i ragazzi, ma anche per le ragazze, non farebbe affatto male alle giovani generazioni italiane. Permettendo di ridare a loro moralità, indirizzi e spingerli al rispetto delle norme, cosa che purtroppo mi pare sia oggi carente”, sottolinea il senatore di Pieve di Cadore.

Per Menia però non ci si deve fermare però al solo compito educativo delle caserme: “Io -aggiunge- sto vedendo che questa cosa è all’ordine del giorno in tanti altri paesi, come per esempio in Croazia, mentre la Svizzera già prevede il ‘richiamo’. La nostra stessa Costituzione  dice che la difesa della Patria è dovere del cittadino, e credo che il servizio militare risponda a quanto prevede appunto la Carta italiana”.

Nell’idea di Menia “si tornerebbe a una visione interclassista della nostra società, dove i giovani potrebbero tornare a fare un’esperienza collettiva che di sicuro può solo fare bene”. Non sono mancate sul tema le posizioni diverse, anche al ministero della Difesa “ci sono posizioni diverse, tra gli stessi militari”, ammette Menia, ma io dico che “bisogna lavorare su questa cosa, magari si può ripartire da proposte come la mini-naia proposta tempo fa da La Russa, pensando sempre che una volta fatto il servizio obbligatorio, chi vuole resta nelle forze armate, e si può specializzare, formandosi per acquisire quelle competenze che sono sempre più necessarie in un mondo dove ci sono tanti conflitti, anche vicino a noi”.

“La leva obbligatoria è un modello che nel passato ha avuto la sua indubbia utilità, la domanda però oggi è se sia ancora il percorso più utile e più adatto a rispondere alle necessità delle nostre Forze Armate” perchè “se da un lato a favore del modello della coscrizione obbligatoria c’è un’esperienza collaudata e anche diffusa a livello europeo dall’altra non possiamo sottovalutare l’impatto che avrebbe in termini di costi per lo Stato e di impegno per le nostre Forze Armate la reintroduzione della leva”. Lo dice all’Adnkronos Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera, tornando sul tema del ripristino della leva obbligatoria in Italia.

“Io credo sia arrivato il momento di pensare a modelli nuovi che sappiano coniugare formazione e professionalità -sottolinea Minardo- . In questo senso va la costruzione di una consistente riserva militare a cui aggiungerei un miglioramento del rapporto tra scuola pubblica e Forze Armate perché abbiamo la. necessità di presentare meglio ai nostri giovani la scelta della vita militare”, conclude il deputato della Lega

Secondo un sondaggio di YouTrend per SkyTg24, il 47 per cento degli intervistati si dice favorevole al ritorno del servizio militare, mentre il 46 per cento è contrario. Quello che colpisce è i disallineamento dei risultati rispetto alle diverse fasce d’età. Nella fascia 18-34 anni, infatti, i favorevoli sono appena il 36 per cento, mentre i contrari sono il 55 per cento. Numeri molto diversi se si prende in considerazione la fascia 35-54 anni, dove i favorevoli sono il 51 per cento contro il 44 per cento dei contrari. Risultato simile nella fascia che comprende le persone sopra i 55 anni, con i favorevoli al 49 per cento e i contrari al 43 per cento.

“Il tema del servizio di Leva e il suo eventuale ripristino – spiega il generale Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano della missione Isaf in Afghanistan e membro del Comitato Atlantico – è oramai oggetto di discussione a livello politico da alcuni anni, con conseguenti riflessi sulla nostra società. Gli italiani sono sostanzialmente divisi a metà, soprattutto in relazione alla fascia d’età della popolazione.

Nei giovani prevale una valutazione negativa, in quanto sarebbero coloro interessati direttamente alla reintroduzione del servizio obbligatorio. In merito, è opportuno ricordare che nel nostro Paese il servizio di Leva rimane obbligatorio, ma le chiamate alle armi sono state sospese dal primo gennaio 2005 dalla legge 23 agosto 2004, n. 226. Gli italiani sopra i 35 anni sarebbero favorevoli al suo ripristino, tenuto conto sia di un ricordo positivo del periodo trascorso sotto le armi sia, soprattutto, perché non sarebbero coinvolti direttamente dal provvedimento”.

Il sondaggio di YouTrend per SkyTg24

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