Siccità: per l’Anbi irrigazione a rischio

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L’Italia è il secondo Paese, in Europa, per consumo di acqua in agricoltura dopo la Spagna. Una condizione che accomuna tutti i Paesi del sud Europa; dove la siccità è un problema cronico, l’acqua piovana non è abbastanza e bisogna fare affidamento sugli invasi per soddisfare tutte le esigenze. Ogni anno, l’Italia preleva decine di miliardi di metri cubi di acqua per irrigare i propri campi, una quantità che ricopre il 40% delle risorse idriche a disposizione contro il 30% di media europea. Ma quest’anno, il rischio è quello di non riuscire ad irrigare i campi del centro-sud.

Per capirne il motivo, basta ripercorrere la disastrosa cronologia metereologica che ha caratterizzato gli ultimi due anni: ricordiamo i 378 eventi catastrofici del 2023, insieme alle piogge incostanti e mal distribuite di questi primi mesi del 2024. In Sicilia, sono caduti solo 414 mm di pioggia dallo scorso giugno mentre al nord, nell’arco di soli 6 mesi, si sono registrati più di 1000 mm.

Questo si traduce in condizioni radicalmente opposte ai due poli della penisola: dal rapporto Anbi, il nord presenta fiumi con livelli di portata superiori alla media registrata per questo periodo dell’anno, mentre importanti invasi al sud hanno visto ridurre i propri volumi di milioni di metri cubi in pochi giorni. Nello specifico, l’Invaso di Occhito, che fornisce acqua all’agricoltura del Tavoliere e all’Acquedotto Pugliese, ha perso 15 milioni di metri cubi in soli 8 giorni; in Sicilia, 6 bacini su 9 non hanno più acqua utilizzabile; la diga del fiume Fortore (tra Campania, Molise e Puglia) verrà usata soltanto per fornimento di acqua potabile.

La Sicilia è la regione più colpita: l’acqua potabile è già razionata ad Enna e Palermo. Niente a cui i cittadini siciliani non siano abituati, ma il livello dei bacini di raccoglimento è più basso degli scorsi anni: dei 267 milioni di metri cubi raccolti (già circa il 20% di volume in meno rispetto al livello autorizzato), solo 122 sono utilizzabili. Anbi prevede che, entro la fine di agosto, non ci sarà più acqua a disposizione per irrigare i campi al sud, quando la maggior parte della produzione si concentra proprio tra Puglia, Sicilia, Calabria e Campania.

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