Sondaggi francesi: l’86% vuole un nuovo premier, il 38% sogna Le Pen president

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Il primo Consiglio dei ministri del governo Bayrou appena concluso, un sondaggio Odoxa-Backbone per Le Figaro tratteggia uno scenario inquietante: il 71% dei francesi considera «preoccupante» il presidente, mentre l’86% ritiene che dovrà nominare un nuovo primo ministro nel 2025. A sorprendere di più però è la percentuale relativa ai suoi stessi sostenitori: ben il 72% la pensa come tutti gli altri.

Con un’Assemblea nazionale frammentata in tre blocchi, governare appare più che mai un’impresa titanica. La stessa mossa di Macron di rivolgersi direttamente ai cittadini, promettendo di farli decidere su «questioni fondamentali» nel 2025, ha sollevato più dubbi che entusiasmi. Secondo il 58% degli intervistati, il presidente potrebbe ricorrere a referendum – uno strumento da lui spesso evocato ma mai concretizzato. I cittadini non gli credono più.

Come uscire da questa impasse? Per il 61% dei francesi la risposta è chiara: le dimissioni di Macron. Una percentuale in crescita di 7 punti rispetto a settembre, che mostra un consenso trasversale, eccezion fatta per i suoi amici di partito (90% favorevoli al completamento del mandato). Eppure, nonostante gli appelli sempre più pressanti, Macron ha già chiarito durante il discorso del 5 dicembre che non ha alcuna intenzione di lasciare l’Eliseo prima del 2027.

Tra referendum e dissoluzione: il rischio di un salto nel vuoto.

Se il referendum resta un’opzione «ad alto rischio», come avverte il costituzionalista Benjamin Morel, sciogliere il Parlamento divide il Paese: il 50% degli intervistati è favorevole, con punte del 64% tra i simpatizzanti del Rassemblement National e del 63% tra gli Insoumis radicali di Mélenchon.

Secondo Morel, però, entrambe le opzioni rappresentano trappole politiche. «Qualsiasi fosse il tema, il referendum si trasformerebbe in un plebiscito su Macron» spiega, sottolineando come il presidente rischierebbe di ritrovarsi «senza governo, senza bilancio e con un’elezione presidenziale anticipata».
Nel frattempo, Marine Le Pen si consolida come favorita per le presidenziali del 2027. Secondo un sondaggio Ifop-Fiducial per Le Figaro Magazine e Sud Radio, la leader del Rassemblement National otterrebbe il 36% dei voti contro Édouard Philippe (25%) e il 38% contro Gabriel Attal (delfino di Macron al 20%), segnando un record personale.

La sinistra, invece, continua a pagare il prezzo della frammentazione. Jean-Luc Mélenchon si attesta tra il 9% e il 10%, mentre Fabien Roussel e Marine Tondelier raccolgono risultati modesti (5-6%).
Una crisi di immagine senza precedenti per l’inquilino dell’Eliseo che raggiunge livelli definiti «catastrofici». Il 65% lo accusa perfino di non essere attaccato ai valori democratici e il 62% lo giudica autoritario. «Non gli viene riconosciuta alcuna qualità, gli si attribuiscono tutti i difetti», afferma Céline Bracq, direttrice di Odoxa.

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