Spionaggio e dossieraggio in un nuovo filone d’indagine della Procura di Milano che coinvolge banchieri e nomi noti

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Dopo l’inchiesta di Perugia, Napoli e Bari, sugli accessi ai dati di migliaia di persone, tra cui membri del governo, a Milano un altro filone di indagine mette nel mirino personaggi noti accusati di furto di dati e di informazioni “sensibili e segrete” dalle banche dati nazionali hanno portato la procura di Milano a eseguire un’ordinanza di sei misure cautelari (quattro arresti domiciliari e due interdittive) e al sequestro di alcune società. L’indagine del nucleo investigativo di Varese, coordinata dalla Dda della procura di Milano, riguarda “alcuni presunti appartenenti un’organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione” di informazioni segrete e sensibili conservate nelle banche dati strategiche nazionali (Sdi, Serpico, Inps, Anpr, Siva).

C’è anche Leonardo Maria Del Vecchio, il quarto dei sei figli del patron di Luxottica, che presiede Lmdv capital nell’inchiesta della Dda della procura di Milano e della Dna su un’associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, che ha portato a sei misure cautelari. Tra gli indagati – a quanto si apprende – c’è anche il banchiere Matteo Arpe. Ma tra gli indagati risultano anche ex appartenenti a forze di polizia come l’ ex super poliziotto Carmine Gallo (tra gli arrestati dell’operazione) mentre è indagato il presidente della Fondazione Fiera Milano (fondazione totalmente estranea alle indagini), Enrico Pazzali. Sono inoltre coinvolti anche ex dipendenti di un’altra società di investigazione, la Skp di Milano. Ma in tutto sono “alcune decine” gli indagati nell’inchiesta milanese su un presunto dossieraggio su larga scala, soprattutto nel mondo della imprenditoria e della finanza. Il procuratore Marcello Viola ha chiarito che l’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, è iniziata “nel 2022” e ha messo in luce una “articolata rete di persone che per finalità di profitto e altra natura ha acquisito e prelevato dati” soprattutto dallo Sdi, ossia la banca dati interforze su precedenti di polizia. Tra i reati contestati, oltre a quelli già emersi, ci sono anche la “detenzione e installazione di apparecchiature” per intercettazioni abusive e il “favoreggiamento personale”.

“Il quadro è allarmante. La capacità di investigazione messa in campo dalla procura di Milano e dai carabinieri di Varese a cui vanno i miei personali complimenti, consente di iniziare a unire qualche puntino e a comprendere un po’ meglio il funzionamento di un gigantesco mercato delle informazioni riservate”, ha detto il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo. Melillo ha sottolineato “l’importanza di questa indagine anche nel sistema di coordinamento delle investigazioni che si stanno complessivamente sviluppando sul versante degli attentati alla sicurezza cibernetica nazionale, che non era mai stato esplorato sistematicamente e organicamente”.

L’accusa, per tutti, è di associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici. I furti, secondo la ricostruzione della procura, sarebbero avvenuti pure su commissione, e avrebbero avuto tra gli obiettivi anche esponenti politici.  Ma la fonte di maggior interesse nella acquisizione di queste informazioni sembra essere il mondo dell’economia e dell’imprenditoria, ha aggiunto il procuratore di Milano Marcello Viola. “Ci sono anche finalità diverse anche di tipo più strettamente privato e personale, ma il versante principale” sembra essere quello dell’economia e “per come emerge da questa prima ricostruzione, non vi sono evidenze di rilievo che portino al mondo della politica”, ha detto Viola, rispondendo a cui gli chiedeva se tra le vittime di dossieraggio ci siano anche politici.

E’ stato arrestato Nunzio Samuele Calamucci, considerato uno dei capi di una presunta associazione per delinquere dedita al dossieraggio illecito su vasta scala. L’indagine ha portato alla luce una fitta rete relazionale che, secondo gli inquirenti, avrebbe utilizzato banche dati strategiche nazionali per ottenere informazioni riservate, influenzando potenzialmente vari ambiti del Paese, dall’economia alla politica.

Dalle intercettazioni emerge uno scenario che gli inquirenti definiscono “allarmante”. Durante le conversazioni registrate, Nunzio Samuele Calamucci si lascia andare a dichiarazioni che evidenziano la convinzione del potere acquisito dal gruppo. Tra i passaggi citati nell’ordinanza del gip Fabrizio Filice, si trova una frase di Calamucci: “Così freghiamo tutta Italia“.

Un’altra frase registrata, riportata dal gip, rafforza l’idea del controllo: “Siamo in grado di tenere in mano l’Italia”. Queste e altre conversazioni rivelano non solo l’accesso illecito a banche dati strategiche, ma anche una rete di contatti estesa, comprendente imprenditori, manager di grandi aziende, e figure del mondo politico e dello spettacolo.

Secondo il gip, il gruppo avrebbe utilizzato tali informazioni per creare dossier su misura per i propri clienti, attraverso la società investigativa Equalize e altre due aziende legate all’inchiesta. L’obiettivo, oltre al lucro economico, sembrava essere il consolidamento di un potere invisibile capace di influenzare settori cruciali della società italiana.

Secondo il gip, il gruppo avrebbe utilizzato tali informazioni per creare dossier su misura per i propri clienti, attraverso la società investigativa Equalize e altre due aziende legate all’inchiesta. L’obiettivo, oltre al lucro economico, sembrava essere il consolidamento di un potere invisibile capace di influenzare settori cruciali della società italiana.

Tra le figure spiate spunta anche Letizia Moratti, candidata alle elezioni regionali lombarde del 2023. Carmine Gallo, ex funzionario di polizia oggi ai domiciliari, avrebbe svolto accertamenti su “persone vicine” a Moratti per volere di Enrico Pazzali.

In qualità di presidente di Fondazione Fiera Milano e di titolare di Equalize, Pazzali avrebbe tentato di ottenere informazioni utili a screditare l’immagine pubblica di Moratti, nel tentativo di favorire la candidatura di Attilio Fontana.

Il gip Filice non ha ritenuto necessarie misure cautelari per Pazzali, ritenendo l’azione ininfluente ai fini della prosecuzione delle attività criminali.

Furto da banche dati di polizia e finanza, sottratte informazioni sensibili di Inps e politici. L’organizzazione, composta da hacker, consulenti informatici e ex membri delle forze dell’ordine, avrebbe estratto migliaia di informazioni riservate dalle banche dati nazionali, dando vita a una rete illecita di sorveglianza che, secondo gli inquirenti, coinvolgeva numerosi attori.

“Credo che non siamo al sicuro e non saremo al sicuro fino a quando la legge e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con quella della criminalità. In linea generale, tecnologia avanza rispetto alle leggi, in tutti i settori, a partire dalla bioetica, quando si è capito che il confine tra vita e morte non erano compatibili con leggi vigenti. I malintenzionati sono sempre più avanti degli stessi Stati, hanno hackerato anche il Cremlino, servono sforzi per allineare normativa vigente ma anche lavorando di fantasia, prevedendo cosa possono fare senza doverli inseguire”, ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in videocollegamento con CasaCorriere, in corso a Napoli, commentando il nuovo caso legato all’hackeraggio, stavolta alla Procura di Milano.

E’ significativo che la Federpol, nella persona del presidente nazionale, Luciano Tommaso Ponzi.     rivolga un appello al ministro Piantedosi per realizzare un tavolo contro gli accessi abusivi ai sistemi informatici per bloccare l’attività degli investigatori non autorizzati.

“Negli ultimi mesi, si sono verificati gravi episodi di violazione dei sistemi informatici, perpetrati da personale infedele di banche e istituti finanziari. Questi individui, con accesso illimitato e non tracciato alle informazioni sensibili,  dichiara Luciano Tommaso Ponzi   Presidente Nazionale Federpol -hanno violato i confini della legalità, talvolta agendo in collaborazione con società di consulenza e finanche di investigazione. Alcune di queste società si avvalgono di ex membri delle forze dell’ordine, che, una volta in quiescenza, continuano a mantenere legami e canali aperti con i loro ex colleghi, creando una rete di accesso che minaccia la riservatezza e la sicurezza dei dati”.

Continua Luciano Tommaso Ponzi“Questo fenomeno, tristemente diffuso in tutta la società, come si evince dalle varie inchieste, raramente in quello investigativo privato, vede ex appartenenti alle forze dell’ordine impiegati come security manager presso multinazionali o società di capitali oppure alle dipendenze di politici e industriali. Il problema, tuttavia, non è solo relativo all’assunzione di tali figure, ma soprattutto al mantenimento di relazioni privilegiate e alla capacità di accedere a informazioni riservate anche dopo il termine ufficiale dei loro incarichi. Una prassi consolidata e tutt’altro che eccezionale che sta arrecando un danno incalcolabile all’intera categoria degli investigatori privati autorizzati.

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