Dopo lo smacco subito con l’entrata delle truppe ucraine nell’oblast di Kursk, la Russia se la prende con la Rai, in particolare contro due giornalisti del Tg1, Stefania Battistini e Simone Traini, che hanno realizzato un reportage dalla regione russa dove da giorni è in corso un’incursione delle forze di Kiev-
Il ministero degli Interni russo intenderebbe avviare un procedimento penale contro i due giornalisti del Tg1 che hanno realizzato un reportage dalla regione di Kursk, dove è in corso dal 6 agosto un’inedita offensiva delle truppe ucraine in territorio russo, per essere entrati illegalmente nel territorio della Russia. Nel canale del propagandista Solovev si legge che i due giornalisti italiani avrebbero “violato il codice penale della Federazione russa e attraversato illegalmente il confine con formazioni terroristiche delle Forze armate dell’Ucraina”.
I due giornalisti hanno realizzato un reportage nella zona al confine con l’Ucraina e nella città russa di Sudzha, confermando che è sotto il controllo delle forze di Kiev.
Durante il servizio trasmesso dal Tg1 sono stati mostrati veicoli militari russi colpiti vicino al confine e testimonianze dei residenti locali rimasti in città.
ll ministero degli Esteri russo – che non commenta le indiscrezioni stampa su un possibile procedimento penale a carico dei giornalisti italiani- ha comunque ricordato con tono minaccioso ai “corrispondenti stranieri la necessità di rispettare le regole”. “Vi preghiamo di contattare il ministero dell’Interno a riguardo”: così ha risposto all’AGI la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, alla richiesta di confermare la intenzioni di Mosca nei confronti degli inviati del Tg1. Arriva la condanna bipartisan all’incaccettabile minaccia contro Battistini e Traini del Tg1 che stanno raccontando il conflitto ucraino ormai da tempo, con grande professionalità e coraggio.
Il servizio del Tg1 nel mirino di Putin mostra i due giornalisti superare la frontiera in uno dei punti in cui la Russia ha lanciato il suo attacco nel 2022. In macchina, passano oltre la carcassa di un mezzo ucraino e postazioni delle truppe di Mosca distrutte. Battistini e Traini vengono poi trasferiti su un blindato, a bordo del quale arrivano a Sudzha, dove sono visibili i segni dello scontro: vetri distrutti, cadaveri, palazzi colpiti dal fuoco di armi pesanti. Ripresi anche i civili. Una ragazza spiega che le autorità russe hanno ordinato loro di rimanere lì per poi andarsene e che i militari ucraini li hanno trattati con gentilezza. “La vedi la differenza tra noi e i russi?”, dice un soldato di Kiev al termine del servizio. “Qui le case delle persone non sono distrutte”.
Tutte le associazioni di categoria hanno stigmatizzato l’incursione di Mosca contro la libera informazione. Aggiunge Unirai: “Solidarietà ai colleghi Stefania Battistini e Simone Traini del Tg1, inviati sul fronte di guerra russo – ucraino. Ferma condanna nei confronti di chi cerca di mettere a repentaglio la libertà d’informazione e l’incolumità dei giornalisti. Unirai resta al fianco di tutti i professionisti che lavorano all’estero. E che ogni giorno danno il massimo per offrire un prodotto di qualità ed autenticità al servizio pubblico”.
La notizia è stata lanciata da Baza, un popolare canale Telegram russo di notizie, e ripresa da altri canali come quello del propagandista della tv di Stato russa, Vladimir Solovev.
I due giornalisti potrebbero essere sottoposti ad un procedimento penale, poiché hanno realizzato un reportage nella regione di Kursk e al Tg1 è andato in onda un servizio sulla città di Sudzha, punto strategico degli attacchi russi in Ucraina. Si tratterebbe di “un procedimento penale ai sensi dell’articolo 322 del codice penale della Federazione Russa sull’attraversamento illegale del confine dello Stato”. Anche al Tg1 delle 13:30 è stata comunicata la notizia, mostrando solidarietà ai due inviati, nel mirino del Ministero degli Interni russo. Anche sui social della testata giornalistica sono stati caricati alcuni minuti del reportage in questione.
La solidarietà dalla politica
La giornalista, premiata lo scorso febbraio per il suo prezioso lavoro al fronte, iniziato ormai due anni fa e ancora in atto, ha firmato diversi reportage da quando è in Ucraina, per raccontare gli orrori della guerra e le verità che troppo spesso non riescono ad emergere. Dopo la notizia del possibile provvedimento, sono arrivati anche alcuni messaggi di solidarietà da parte di esponenti politici.
Secondo quanto si apprende la Farnesina non ha ricevuto ancora alcuna comunicazione ufficiale sul caso da Mosca e sta facendo le opportune verifiche.