Le università italiane, in vista dell’inizio del nuovo anno accademico, stanno intensificando i loro sforzi per ridurre il divario di genere nelle facoltà scientifiche. Ad oggi solo il 36,7% delle matricole di sesso femminile sceglie una facoltà STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica): diversi atenei per aumentare le iscrizioni a questi corsi di laurea stanno lanciando iniziative concrete per promuovere l’inclusione femminile.
Il Politecnico di Milano, con il programma Girls@Polimi, offre borse di studio da 24.000 euro per incentivare la partecipazione delle studentesse ai corsi di ingegneria. L’Università di Padova promuove borse di studio e opportunità di mentoring rivolte alle donne nelle discipline STEM, con l’obiettivo di favorire l’accesso ai corsi di laurea magistrale in ambiti scientifici e tecnologici.
Nel centro Italia, la Sapienza Università di Roma ha avviato il progetto #100ragazzeSTEM, con borse di 3.255 euro per le studentesse meritevoli iscritte ai corsi STEM. L’Università di Roma Tor Vergata, in collaborazione con Amazon, ha lanciato il programma Amazon Women in Innovation, che offre borse di 6.000 euro l’anno e include un percorso di mentorship per supportare le studentesse nello sviluppo di competenze fondamentali per il mondo del lavoro.
Al sud, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi di Catania, l’Università della Calabria e il Politecnico di Bari partecipano al progetto STEM al Femminile promosso da Intesa Sanpaolo. Questi atenei offrono borse di studio e percorsi di orientamento e mentorship per supportare le studentesse nella loro carriera accademica e professionale, promuovendo l’inclusione in ambiti scientifici.
Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano chiaramente l’impegno delle università italiane nel ridurre il divario di genere nelle STEM, settori che saranno fondamentali per il futuro tecnologico ed economico del paese.
Valentina Alvaro