Tribunale ungherese ha accolto, dopo diversi ricorsi respinti in passato, l’istanza della difesa che chiedeva i domiciliari per Ilaria Salis a Budapest. Salis pagherà entro il 24 maggio, data della prossima udienza del processo in cui è imputata per avere aggredito alcuni manifestanti neonazisti, la cauzione di 40mila euro chiesta dal Tribunale di seconda istanza di Budapest per farle ottenere i domiciliari.
Salis ha tre mesi di tempo per pagare la cauzione, in base a quanto riportato nel provvedimento che ha accolto il ricorso dei suoi legali stabilendo che non ci sono più le esigenze per tenerla reclusa. Ai domiciliari dovrà tenere il braccialetto elettronico e potrà uscire dalla casa dove starà solo con l’ok dei giudici.
Dal ministero dell’Interno è arrivata l’indicazione di iscrivere mia figlia al registro dei residenti all’estero per poter votare, ma questa proposta è totalmente fuori luogo”: è quanto ha detto Roberto Salis, spiegando che “se Ilaria spostasse la residenza in Ungheria, non potrebbe più chiedere i domiciliari in Italia”.
Quella proposta “è quindi la scorciatoia più semplice per evitare del lavoro” e invece “è un caso che non riguarda solo Ilaria: così non se ne esce e il governo deve agire per risolvere questo problema che immagino ci sia da 50 anni, ma evidentemente è stato sollevato solo adesso”.
Roberto Salis ha spiegato di aver parlato con l’ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli che gli ha riportato “la raccomandazione del Ministero dell’Interno” e gli ha detto quindi che sua figlia Ilaria per votare dovrebbe iscriversi all’Aire e fissare la sua residenza in Ungheria.
“Ma se facesse questo – è il ragionamento di Roberto Salis – per quale motivo un giudice potrebbe concederle i domiciliari in Italia visto che è residente a Budapest?”.
“Io penso che le istituzioni, quando affrontano un problema come quello di Ilaria per il voto, dovrebbero considerare tutto il problema nel suo complesso e non trovare la scorciatoia più semplice per evitare del lavoro”.
“È un caso che non riguarda solo Ilaria – ha proseguito – mi risulta che solo in Ungheria ci siano altre 8 persone nelle sue condizioni e bisogna chiaramente trovare un sistema che consenta l’espressione di diritti fondamentali come il voto a persone che si trovano costrette contro la loro volontà in un domicilio diverso come Ilaria”.
“Mia figlia sta già iniziando a fare quello che farà fra poco, e cioè sta già iniziando a scovare delle piccole sacche dove i diritti civili sono calpestati”, ha concluso facendo riferimento alla candidatura di sua figlia per Avs alle prossime elezioni europee.
“Paghiamo il ministro della Giustizia e degli Esteri per lavorare per noi, non abbiamo visto nessuna attività concreta per risolvere il problema di Ilaria da parte di questi due ministeri”: è lo sfogo del padre di Ilaria Salis, Roberto, ai canali Gedi, dopo la concessione degli arresti domiciliari in Ungheria alla figlia.
“Non ho dei sassolini nelle scarpe, ma della ghiaia grossa, quella che si usa per il calcestruzzo, ho i piedi insanguinati”, ha detto Roberto Salis, lamentando che le sue denunce siano “rimaste nei cassetti”. “I cittadini italiani sono stufi di dover implorare le istituzioni di agire, le istituzioni sono al servizio dei cittadini”.
“Soddisfazione” per la notizia della “concessione degli arresti domiciliari” a Ilaria Salis. A esprimerla è stata il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in Aula alla Camera, durante il question time.
“Siamo felici che Ilaria Salis possa finalmente lasciare il carcere e per i domiciliari. È la fine di un incubo durato fin troppo. Ora ci aspettiamo che il governo italiano si muova per consentire alla nostra concittadina di scontare la pena in Italia”. Lo dichiarano i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Esteri di Camera e Senato.
“Candidare Ilaria Salis nelle liste di Avs per le Europee è stata la scelta giusta. La dimostrazione che era necessario accendere i riflettori sulla vicenda perché si arrivasse a un esito conforme allo stato di diritto. Quello che si è rifiutato di fare il governo Meloni per mesi per non disturbare l’amico Orban, o più semplicemente perché la destra la sentenza sulla Salis l’aveva già emessa. Felice per la sua prossima scarcerazione, ennesima vergogna per il nostro esecutivo”. Lo scrive su Facebook il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama.
“Questo risultato si deve innanzitutto alla tenacia e alla determinazione della famiglia – affermano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni – e di tutti coloro che invece di stare in silenzio si sono battuti e continueranno a farlo per i diritti di Ilaria e di tutti noi. Siamo felici e ancora più convinti della nostra scelta di candidare Ilaria nelle nostre liste”.
“Ora dopo questa prima vittoria, così importante per lei e tutti noi, vogliamo riportarla in Italia e poi a Bruxelles come Parlamentare europea perché la questione del rispetto dei diritti in Europa diventi una questione pienamente politica”.
Roberto Salis, continua con le sue gratuite esternazioni. L’ultima, in ordine di tempo, è data dal botta e risposta col ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per la concessione degli arresti domiciliari alla figlia, Ilaria. ‘Un grande successo per il nostro Paese e per la diplomazia italiana che è riuscita ad intavolare una complicata trattativa con Budapest’, è il commento di Tajani. Roberto Salis, per contro, esprime una denigrazione del certosino lavoro svolto dal nostro governo: «Da quando mia figlia ha accettato la candidatura con Avs tutti i canali di comunicazione esistenti con la diplomazia italiana si sono completamente chiusi. È calato il silenzio più assoluto. Sono profondamente ferito dall’atteggiamento delle istituzioni italiane. Eccetto una: il presidente della Repubblica, che forse è stato l’unica figura istituzionale da cui ci siamo sentiti tutelati, che ci ha trasmesso un profondo senso di rispetto nei confronti dello Stato». In realtà, proprio in questo momento ci sono altri 2.200 italiani detenuti nelle carceri di mezzo mondo, spesso in condizioni disumane. Uomini e donne che, spesso, vengono condannati senza aver avuto nemmeno la possibilità di difendersi. Un destino ben diverso da quello occorso ad Ilaria Salis. Il padre Roberto però non sembra esserne consapevole e ha rincarato la dose. «Penso che il merito sia dei giornalisti che hanno sollevato il caso, ma anche della mobilitazione popolare che è nata dopo la diffusione delle immagini di Ilaria in catene al processo e della mobilitazione politica, compresa la scelta della candidatura contro un processo che da subito è stato politico. Tutta questa attenzione io francamente la vedo ancora molto nebulosa. Li dovrei ringraziare? Lasciamo stare. Io non ho dei sassolini nelle scarpe, ho i piedi sanguinanti e prima o poi svuoterò i cassetti di quel che ho da dire. Noi non abbiamo visto alcuna volontà concreta né da parte di Tajani né da parte di Carlo Nordio».
Durante un incontro a Livorno, il titolare della Farnesina ha rivendicato il successo della nostra rete diplomatica: «Noi difendiamo e tuteliamo sempre i cittadini italiani, se la signora Salis chiederà di andare ai domiciliari in Italia noi sosterremo la proposta. Credo si possa fare e che non sia in contrasto con il diritto comunitario. Per il resto non rispondo a polemiche di cittadini, noi facciamo il nostro dovere e sono fiero di tutti i nostri diplomatici, fiero del lavoro che ha fatto la nostra ambasciata in Ungheria e di quello che ha fatto il nostro consolato. Non sono parole dette in libertà che possono offuscare l’immagine di donne e uomini che rappresentano il nostro Paese nel mondo e che lavorano con grande impegno e grande correttezza. Voglio ringraziare la nostra ambasciata per il lavoro svolto. Ora ci adopereremo per gli arresti domiciliari in Italia, facciamo il nostro dovere».
Roberto Salis è stato anche uno degli ospiti presenti nello studio di Lilli Gruber, nell’ultima puntata di Otto e Mezzo.
Al centro, ovviamente, la difficile posizione delle 39enne attivista milanese, candidata con Alleanza Verdi-Sinistra alle prossime elezioni europee, che potrà lasciare il carcere di Budapest dove si trova da oltre 15 mesi. L’accusa, è quella di aver aggredito dei militanti ungheresi di estrema destra. Un punto sul quale Italo Bocchino, presente in studio, non intende fare passi indietro: “Non dimentichiamo tutti quanti che Ilaria Salis è stata fermata che era andata lì a passeggio col manganello in una situazione in cui la gente veniva manganellata. È stata fermata con un manganello retrattile in borsa. E sua figlia non dimentichiamo che ha quattro condanne definitive e 29 denunce”.
Roberto Salis risponde: ‘Questa è diffamazione, non hanno trovato nessun manganello. Mia figlia è stata arrestata in taxi. Nel taxi hanno trovato i manganelli che dice Bocchino che, però, non rilevavano tracce biologiche né delle persone nel taxi né delle vittime. Uno Stato come quello ungherese si può ben capire come sono finiti nel taxi quei manganelli. La denuncia più grave che ha mia figlia è il concorso morale in resistenza a pubblico ufficiale. Hanno lanciato un petardo perché era il compleanno di una persona in carcere. Non diciamo corbellerie, diffamando persone inutilmente’. Incalzato da Lilli Gruber, Roberto Salis si scaglia contro Bocchino: ‘Con lei non ho niente da spartire: sono un liberale, non sono un fascista’. Un attacco diretto che non ha nulla a che vedere con il dossier giudiziario di Ilaria Salis. Agitare lo spetto del fascismo, l’arma preferita dalla sinistra, diventa l’ennesimo pretesto per gettare ulteriore benzina sul fuoco. Non resta che chiudere con il dialogo tra due genitori che aspettavano di parlare con i figli in carcere. Fa, uno dei due: ‘Ma mio figlio è innocente’. E l’altro: ‘Sono tutti innocenti!’.