Sul piano di riarmo europeo esplode il ‘campo largo’, abitato da lingue contrapposte. Renzi apre ad alleanza con Conte

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Il piano di riarmo europeo lanciato da Ursula von der Leyen è il colpo di grazia definitivo al campo largo, campo di lingue incomprensibili e contraddittorie. Pd, 5Stelle ed altri procedono l’uno contro gli altri armati. Non solo le due piazze contrapposte, una il 15 marzo genericamente pro Europa lanciata da Michele Serra con il Nazareno al rimorchio, e l’altra, il 5 aprile, convocata da Giuseppe Conte per il disarmo contro l’Occidente guerrafondaio. Per non dire del flop della piazza di Calenda per l’Ucraina che non ha superato i mille partecipanti scarsi.

“Investire in sanità e cultura e non in armi? Da sinistra la saga della banalità e di un Pd che si è grillinizzato”, dice Calenda a “L’aria che tira“. Si ”chiama populismo d’accatto. E’ uguale a quello di Salvini. La sinistra è ‘unfit’ per governare”. Venti di guerra anche nel Pd. Non tutti sono disposti a seguire la crociata di Elly Schlein in versione arcobaleno. La segretaria si è lanciata in una bocciatura immediata del piano von der Leyen, lei ha in mente un’altra Europa ma non si capisce bene quale. “Non è la strada giusta”, ha tuonato Elly. Se il niet è condiviso dalla sinistra dem, l’ala riformista è molto più tiepida e preferisce andare a vedere le carte.

Paolo Gentiloni, sempre più distante dalla deriva massimalista e radicale dei vertici dem. Per l’ex premier e commissario Ue il Re-Arm è “un primo passo, credo vada nella direzione giusta. È chiaro che può essere migliorato. Ma un conto è dire che va migliorato, altro dire che l’Unione europea è bellicista e guerrafondaia”. All’ex-premier piace in particolare il fondo da 150 miliardi. “Che – dice – è esattamente quello che l’Italia, governo e opposizioni, hanno chiesto in questi mesi”.

Il nuovo piano Ue per la difesa sarà il primo punto all’ordine del giorno della riunione dei Socialisti e Democratici oggi a Bruxelles. Quello in vista del Consiglio straordinario Ue non sarà un tavolo tranquillo. Il gruppo S&D ha definito il piano Von Der Leyen “un punto di partenza”. Povera Elly. “La sicurezza dell’Europa – si legge sui social dell’account dei socialisti e democratici europei – richiede investimenti immediati, sostanziali e congiunti. Abbiamo bisogno di nuovi finanziamenti dedicati alla difesa europea, rafforzando la nostra industria e salvaguardando al contempo il nostro benessere sociale. Questa è l’unica strada per un’Europa sicura e un sostegno duraturo all’Ucraina”.

Come noto, negli ultimi anni, il centrosinistra ha vissuto momenti di tensione e divisione, con figure come Matteo Renzi e Giuseppe Conte quasi sempre su posizioni divergenti.

Dopo la caduta del governo Conte II, causata dal ritiro del sostegno di Italia Viva, il rapporto tra i due leader si è ulteriormente inasprito. Conte ha più volte accusato Renzi di aver indebolito il fronte progressista, mentre Renzi ha criticato la gestione di Conte su vari fronti. Queste tensioni hanno contribuito a una frammentazione del centrosinistra, rendendo difficile la costruzione di un fronte unito contro la destra guidata da Giorgia Meloni.

Tuttavia, in un recente intervento su La7, Renzi ha aperto a un possibile riavvicinamento con il leader del Movimento 5 Stelle, motivando la sua scelta con una forte critica all’attuale premier:
“Sono persino disposto ad allearmi con Conte, perché Meloni è peggio. Basta coi litigi nel centrosinistra”.

L’appello all’unità
In questo contesto di divisioni interne, emerge la necessità di una riflessione profonda sul futuro del centrosinistra. La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha più volte sottolineato l’importanza di superare le rivalità interne per costruire un’alternativa credibile al governo attuale. Schlein ha dichiarato: “Non ho perso e non perderò un minuto in più in polemiche con le altre forze alternative alla destra. Il nostro avversario è Giorgia Meloni”.

L’apertura di Renzi a Conte rappresenta un segnale significativo in questa direzione. Resta da vedere se dalle parole si passerà ai fatti, ma l’appello all’unità sembra essere sempre più un’esigenza per chi vuole sfidare l’attuale governo.

In realtà, come si vede sul piano di riarmo europeo si è già visto l’inconsistenza e la diversità di punti vista operativi del campo largo e di unioni future, per ora solo immaginate, che saranno sempre abitate da lingue incomprensibili e contraddittorie.

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