Telemedicina: apre a Viareggio il primo ospedale “virtuale”

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Se c’è una cosa che la pandemia è stata in grado di insegnarci è sicuramente la capacità di adattarsi a nuovi paradigmi ed esigenze. Ecco che la telemedicina, già ampliamente sperimentata all’estero e brevemente utilizzata in Italia a supporto degli ospedali, viene incontro ad un sistema sanitario sempre più sofferente. L’obiettivo: garantire assistenza medica gratuita di qualità, pur diminuendo drasticamente liste di attesa, numero di ricoveri e, conseguentemente, costi.

Il primo esperimento di Viareggio (che verrà poi seguito da Como e Cosenza), infatti, si pensa possa alleviare di 221 milioni di euro il peso della sanità pubblica nei bilanci della Regione Toscana. I pazienti saranno accompagnati nelle procedure di monitoraggio; potranno ricevere consultazioni mediche tramite videochiamata, oppure puntare ad una più accessibile chat e dovranno effettuare visite consecutive, ma senza mai ricorrere al ricovero. Solo nel caso in cui fossero necessarie cure intensive, allora, l’ospedale “virtuale” si metterà in contatto con le strutture tradizionali.

Secondo Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità (organizzazione impegnata nella sensibilizzazione verso le problematiche del sistema sanitario italiano), i ricoveri evitabili, a livello nazionale, sarebbero ben 527.050; tenendo in considerazione che ogni ricovero costa 5 mila euro allo Stato, il risparmio ammonterebbe a circa 2,64 miliardi di euro. Un vantaggio che va oltre l’aspetto economico: la diminuzione dei ricoveri permetterebbe a medici ed infermieri di lavorare in condizioni umane e contribuirebbe a contrastare la spaventosa fuga di cervelli. Ad oggi, infatti, i medici italiani all’estero sono circa 20 mila; di infermieri, invece, ce ne sono 15 mila.

Ma la telemedicina rimane ancora un metodo controverso: quello che nasce come un supporto accessibile a tutti, se non configurato nel modo giusto, rischia di diventare un termine di discriminazione. Secondo gli ultimi dati Auditel Censis, 2,5 milioni di italiani sono senza internet. Si tratta dell’8,3% dei nuclei familiari presenti in Italia, di cui il 30,2% possiede soltanto una connessione mobile, quindi non abbastanza stabile da sostenere videochiamate di lunga durata. Per questo, il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, si è aggiunto alle parole di Zanon sottolineando l’importanza di assistere i cittadini, soprattutto i più fragili, durante la transizione verso gli ospedali “virtuali”.

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