Terremoto Myanmar: arrivati i primi aiuti umanitari dall’Europa
Organizzazione internazionale italiana CESVI li distribuirà alle popolazioni colpite dal terremoto
Tende, kit per rifugi d’emergenza, pastiglie per purificare l’acqua: aiuti fondamentali per affrontare la stagione delle piogge in arrivo nei prossimi giorni con forti venti e precipitazioni intense. 70 mila sfollati senza rifugi sicuri
È atterrato a Yangon un aereo cargo umanitario, organizzato dall’Unione europea, in risposta alla devastante emergenza terremoto che ha colpito il Myanmar. A bordo le prime 55 tonnellate di aiuti destinati alle comunità più colpite che saranno distribuite nelle prossime ore da CESVI, ong presente sul territorio da oltre 20 anni. Nei prossimi giorni, è previsto l’arrivo di un secondo carico di rifornimenti, con altre 17 tonnellate di aiuti umanitari di emergenza.
Ad accogliere l’arrivo del cargo insieme a Paolo Felice, Head of Mission in Myanmar CESVI, Patrick Sandoval Nichols, Vice-Capo Missione della Delegazione dell’Unione europea in Myanmar e l’Ambasciatore italiano Nicolò Tassoni Estense di Castelvecchio a testimonianza di un impegno e di un sostegno concreto che si traduce oggi in aiuti tangibili.
CESVI – presente in Myanmar dal 2001 e attiva fin dai primi giorni dopo il terremoto per portare assistenza alle famiglie sfollate – si occuperà della distribuzione degli aiuti alle popolazioni più colpite, in particolare nelle regioni di Sagaing e dello Shan meridionale. Parliamo di 1.000 tende familiari, 1.600 kit per riparare i rifugi di emergenza, 1.600 teli per proteggersi dalla pioggia, 1.600 set da cucina, 1.000 lampade solari, 1.000 torce solari e 96mila pastiglie per purificare l’acqua: oggetti fondamentali per sopravvivere quando si ha perso tutto e quando si attendono piogge intense nei prossimi giorni.
Una crisi che si aggrava giorno dopo giorno
Nel frattempo, la crisi umanitaria in Myanmar si fa ogni giorno più drammatica. Le ultime stime parlano di oltre 3.600 morti e più di 5mila feriti, circa 70mila nuovi sfollati, e 17 milioni di persone colpite in tutto il Paese. Il terremoto ha causato distruzioni estese: decine di migliaia di abitazioni, scuole, ospedali, strade e ponti sono crollati o risultano gravemente danneggiati.
In molte aree le famiglie dormono all’aperto, sotto teloni improvvisati, senza elettricità, senza acqua potabile, senza un riparo sicuro. La maggior parte delle comunità colpite non ha ancora ricevuto alcuna forma di assistenza.
A rendere tutto ancora più difficile, nelle ultime giornate si sono abbattute piogge, vento e forti temporali. I rifugi di fortuna sono stati spazzati via, mentre le precipitazioni hanno provocato nuovi crolli in edifici già danneggiati. Le previsioni non sono incoraggianti: si attendono altri giorni di piogge intense e venti forti, con un impatto devastante soprattutto per chi è costretto a vivere in strada.
La situazione igienico-sanitaria è estremamente preoccupante. In molte zone manca completamente l’accesso all’acqua potabile e una latrina serve anche 500 persone. Si segnalano i primi focolai di diarrea acuta acquosa, un possibile segnale dell’arrivo del colera. Il rischio di diffusione di malattie come malaria, dengue e infezioni della pelle è altissimo, specie in contesti dove migliaia di persone vivono accampate in condizioni precarie, senza protezioni e senza cure.
Le persone più vulnerabili e più colpite
I bambini sono tra i più colpiti. Già prima del sisma, oltre il 50% viveva in condizioni di povertà e quasi la metà degli adolescenti non frequentava la scuola. Oggi, molti di loro hanno perso la casa, la scuola, i riferimenti familiari. Alcuni hanno visto morire i propri cari sotto le macerie. Le conseguenze psicologiche di questo trauma si stanno facendo sentire, soprattutto nei più piccoli.
Le donne affrontano gravi difficoltà nei rifugi collettivi, dove mancano completamente privacy e protezione, aumentando il rischio di abusi. Anziani, persone con disabilità e bambini piccoli – già vulnerabili – si trovano in condizioni di isolamento e privi di qualsiasi tipo di supporto adeguato.
Anche sul piano economico, le famiglie sono allo stremo: quasi quattro su cinque finiranno i propri risparmi entro questa settimana, mentre le banche faticano a riattivare i servizi e hanno disponibilità limitate di contante.
CESVI in Myanmar dal 2001
CESVI è attiva in Myanmar dal 2001, con progetti che rafforzano la resilienza delle comunità rurali più vulnerabili e promuovono lo sviluppo sostenibile, in particolare nella Dry Zone. È accanto alle popolazioni locali su più fronti: sicurezza alimentare, mezzi di sussistenza e inclusione economica – in particolare delle donne – educazione in contesti di emergenza, protezione dei minori, e adattamento ai cambiamenti climatici attraverso il recupero ambientale e la creazione di asset comunitari.
Nella Dry Zone, sosteniamo famiglie vulnerabili attraverso sostegno economico per la realizzazione di opere di conservazione del suolo, riabilitazione di stagni per la raccolta dell’acqua e riforestazione. Nel Southern Shan supportiamo centinaia di piccoli agricoltori nella transizione verso un’agricoltura orticola sostenibile, mentre nelle aree colpite dal conflitto garantiamo accesso all’educazione a migliaia di bambini esclusi dal sistema scolastico. Promuoviamo inoltre l’empowerment economico femminile attraverso la creazione di microimprese per la trasformazione di prodotti alimentari e la formazione finanziaria delle donne in ambito rurale.
Una corsa contro il tempo
Il Myanmar sta affrontando una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi anni. E il tempo stringe: l’arrivo imminente della stagione delle piogge rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.
In questo contesto, ogni aiuto conta. Grazie al sostegno di tutti coloro che ci sono accanto in questa emergenza, come l’Unione europea, CESVI continua a portare avanti la sua azione sul campo, con l’obiettivo di garantire un supporto rapido ed efficace alle persone che hanno perso tutto.
