Tre riforme insieme, la sfida della Meloni

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Giorgia Meloni ha come obiettivo in questa legislatura la riforma della giustizia, dell’autonomia regionale e della forma di governo ( elezione diretta del premier). Un progetto di ampia portata che mira a cambiare le fondamenta su cui si è retta fino ad oggi la nostra Costituzione repubblicana. Prima di lei altri ci hanno provato, istituendo Commissioni bicamerali , senza riuscirci, ma mai su tutte tre insieme. Questo tentativo apre la strada a tre referendum istituzionali. Due obbligatori e confermativi( non occorre il quorum) se le rispettive riforme istituzionali, com’è probabile, non raggiungeranno i due terzi dei voti del Parlamento. Quello sull’autonomia differenziata, invece, sarebbe abrogativo, richiesto con quorum, quindi andrebbe promosso attraverso la raccolta di firme . È opportuno , a questo punto, chiedersi se il nostro sistema politico contrassegnato da una conflittualità senza precedenti, possa reggere tre battaglie referendarie di fila, tenuto conto anche del fatto che restano poco più di tre anni al termine della legislatura. Farli insieme diventa caotico e a mio avviso non molto conveniente per l’attuale maggioranza di governo. Fonti riservate da Palazzo Chigi riferiscono che la Meloni ne è consapevole perché per il governo e la legislatura potrebbe essere un inciampo. Del resto ricordiamo ‘ O la va o la spacca’ oppure ‘ Chi se ne importa ‘ . La complessità di queste tre riforme , richiederebbe, al di là delle convenienze politiche, una vera strategia che tenda ad evitare il referendum attraverso un serio e sereno dialogo con le opposizioni per raggiungere il quorum dei due terzi dei voti in Parlamento. La stessa legislatura ne trarrebbe giovamento e si placherebbe l’eccessiva conflittualità. Il referendum di per se è la forma che da vita a maggioranze trasversali. Per raggiungere l’obiettivo l’opposizione va divisa non unita. Con questo non vogliamo affatto dire che la responsabilità debba cadere solo sulla maggioranza, com’è spesso accaduto negli ultimi decenni, ma anche sull’opposizione che dovrebbe evitare, un giorno tornata ad essere maggioranza, di trovarsi difronte un Paese diviso e lacerato dal conflitto latente e da un’eccessiva polarizzazione. Del resto proprio sul tema dell’autonomia la sinistra dovrebbe evitare inutili recriminazioni , fatte solo a fini elettorali, perché essa fu innescata alla fine da una riforma costituzionale voluta e votata dal centro sinistra. Molte volte la politica italiana, quella degli ultimi due decenni, gioca a chi si fa più male , ma bisogna stare attenti a non suicidarsi e con essa il Paese.

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