Ieri, martedì 25 giugno, alcuni leader europei che rappresentano la maggioranza uscita vincitrice dalle elezioni europee hanno trovato un accordo informale per un secondo mandato di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione Europea. Insieme alla sua nomina sarebbero state confermate anche quelle dell’ex primo ministro portoghese António Costa come presidente del Consiglio Europeo, l’organo che riunisce tutti i capi di stato e di governo degli stati membri, e la prima ministra dell’Estonia Kaja Kallas come Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, ossia il capo diplomatico dell’Unione.
La maggioranza è composta come negli ultimi anni dal Partito Popolare Europeo (PPE), di centrodestra, dal Partito Socialista Europeo (PSE), di centrosinistra, e dai liberali del gruppo Renew. Le tre persone indicate sono espressione di questi tre gruppi: von der Leyen era la candidata presidente del PPE, cioè il partito che ha vinto di fatto le elezioni europee, Costa è affiliato al PSE e Kallas a Renew.
I loro nomi erano stati accostati a queste cariche già da tempo, ma negli ultimi giorni i leader avevano avuto problemi a trovare una quadra definitiva. Al momento l’accordo è soltanto informale e dovrà essere approvato dal Consiglio Europeo, cioè l’organo in cui siedono i 27 i capi di stato e di governo dell’Unione, che inizierà domani, 27 giugno. L’elezione di von der Leyen dovrà poi essere approvata un’ultima volta anche dal Parlamento Europeo, uno dei due organi legislativi dell’Unione.
A prendere la decisione, secondo quanto scritto da Politico, sarebbero stati sei capi di governo espressione di Popolari, Socialisti e Liberali: quindi sei persone che siedono al Consiglio Europeo ma al contempo sono legate ai tre gruppi parlamentari della maggioranza che controllerà i lavori del prossimo Parlamento Europeo.
I sei leader sono il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il primo ministro polacco Donald Tusk, per il PPE; il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per il PSE; e il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro olandese Mark Rutte, per il gruppo dei liberali, Renew.
Da questi negoziati sarebbe stata quindi esclusa la prima ministra italiana Giorgia Meloni, che dopo un buon risultato alle elezioni europee di inizio giugno aveva provato a inserirsi nelle discussioni in merito alla scelta dei nomi per le maggiori cariche dell’Unione, ma è stata finora esclusa: Meloni fa infatti parte del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, composto da partiti di estrema destra, che gli altri gruppi per ora non hanno coinvolto nelle trattative.
Il “pacchetto” von der Leyen alla Commissione, Costa al Consiglio europeo e Kallas come Alto rappresentante, “è stabile” e “non ci sono altri nomi” in vista dell’accordo atteso al prossimo vertice Ue di giovedì e venerdì. Lo sottolineano varie fonti diplomatiche a margine del Consiglio Affari Generali in Lussemburgo.
Ursula von der Leyen negozierà direttamente con Giorgia Meloni per la futura maggioranza Ue, non in quanto leader dei Conservatori Ue ma in qualità di premier italiana, per decidere quale sarà il portafoglio riservato all’Italia nella prossima Commissione europea.
E’ quanto rendono noto diversi media internazionali dopo l’accordo emerso sui top jobs Ue tra Popolari, Socialisti e Liberali.
Secondo quanto appreso dalla Faz, nel pomeriggio i negoziatori del Ppe dovrebbero avere un colloquio con la Meloni per informarla.
Lo ‘schema’ sarebbe dunque quello di un via libera del governo di Roma all’esecutivo comunitario, ma senza entrare nella maggioranza. Meloni è stata informata di questa decisione da uno dei negoziatori del Ppe. In particolare, secondo quanto si apprende, alla premier è stato assicurato che al commissario italiano saranno assegnate deleghe “pesanti”.
L’accordo di principio raggiunto tra Popolari, Socialisti e Liberali per i nuovi vertici Ue prevede che il portoghese Antonio Costa sia nominato alla guida del Consiglio europeo per un periodo iniziale di due anni e mezzo – come previsto dai trattati – e spetterà poi ai leader, come prassi, decidere in un secondo momento se prorogare la sua presidenza per i restanti due anni e mezzo di mandato. E’ quanto si apprende da fonti diplomatiche. L’intesa si allontana così dalla richiesta avanzata nei giorni scorsi dal Ppe di una staffetta automatica al vertice del Consiglio dopo i primi 2 anni e mezzo.
“L’accordo che il Partito popolare europeo ha stretto con la Sinistra e i Liberali va contro tutto ciò su cui si fonda l’Ue. Invece dell’inclusione, si semina la divisione. Gli alti funzionari dell’Ue dovrebbero rappresentare tutti gli Stati membri, non solo la sinistra e i liberali”. Lo scrive su X il premier ungherese Viktor Orban dopo l’accordo emerso tra Ppe, Socialisti e Liberali sui top jobs Ue.
“Quello delle nomine non è l’unico tema rilevante dell’agenda del Consiglio Europeo: per noi è molto importante che dal Vertice esca un messaggio chiaro su temi per noi cruciali come la competitività dell’economia europea, la difesa, la migrazione e l’Agenda strategica oltre, ovviamente, ai temi di politica estera come l’Ucraina ed il Medio Oriente sui quali si sono registrati molti progressi grazie al recente Vertice del G7 presieduto dal presidente Meloni”. Così il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto in una nota al termine del Consiglio affari generali.
Il gruppo dei Socialisti e democratici all’Eurocamera ha confermato come presidente l’eurodeputata spagnola Iratxe Garcia Perez. La decisione è stata presa per acclamazione alla riunione del gruppo al Parlamento europeo a Bruxellles.
La francese Valérie Hayer, esponente del partito macronista di Renaissance, è stata rieletta capogruppo dei liberali di Renew al Parlamento europeo. L’elezione è avvenuta per acclamazione. Hayer era l’unica candidata dopo il ritiro del portoghese Joao Cotrim de Figueiredo.
“Aspettiamo fino a giovedì per vedere se il Consiglio ratificherà questo accordo. Per noi è importante insistere sul fatto che lo sosteniamo, ma sottolineiamo che questo accordo non è un assegno in bianco, negozieremo sulle nostre priorità”. Lo ha detto la capogruppo socialista Iratxe Garcia Perez parlando alla stampa dopo la sua rielezione a capogruppo dei Socialisti Ue.
Bisognerà comunque capire se l’accordo in questione reggerà sia al Consiglio Europeo sia al Parlamento Europeo, dove la maggioranza controlla un numero di seggi (circa 400 su 720) più ristretto rispetto al Parlamento uscente.