Trump dice ‘no’ a definire ‘aggressione russa’ l’invasione dell’Ucraina nel comunicato che i leader del G7 dirameranno il 24 febbraio, terzo anniversario della guerra

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Da quando è iniziata, tre anni fa, l’invasione dell’Ucraina è sempre stata definita «aggressione russa» nei comunicati del G7. Non più, almeno nelle intenzioni dell’amministrazione Trump. A quanto rivela il Financial Times, gli Stati Uniti si sono opposti a inserire l’espressione nel comunicato che i 7 Grandi dirameranno il 24 febbraio, terzo anniversario dell’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Lunedì, i leader del G7 si riuniranno virtualmente. E ancora non è chiaro se ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che era stato invitato alle ultime riunioni, compresa quella sotto presidenza italiana lo scorso giugno. Secondo fonti citate dal Ft, l’amministrazione Trump vuole ammorbidire il linguaggio del comunicato in linea con le ultime dichiarazioni pubbliche, compresa quella del Segretario di Stato Marc Rubio che a Riad ha parlato «conflitto ucraino».

Su questo però Washington potrebbe restare isolata. «Siamo fermi sul punto che debba esservi una distinzione tra Russia e Ucraina, non sono la stessa cosa», ha spiegato una fonte, «gli Americani stanno bloccando questa formulazione, ma stiamo ancora lavorando e speriamo in un’intesa».
Il ciclone Donald Trump, oltre a riportare con insistenza il tema della guerra in Ucraina sul tavolo delle trattative, rende mosse le acque delle opposizioni italiane. Se Elly Schlein, di fronte ai duri e controversi attacchi del presidente degli Stati Uniti al leader ucraino Volodymyr Zelensky, si è limitata a gettare fango sulla premier Giorgia Meloni chiedendole di recarsi in Aula a comunicare se ha deciso di “indossare la maglia dell’Europa o il cappellino di Trump”; Giuseppe Conte, che da anni vota no all’invio di armi a Kiev, ha affermato che “Trump con ruvidezza smaschera tutta la propaganda bellicista dell’’Occidente sull’Ucraina e dice una verità che noi stiamo dicendo da tre anni, ossia che battere militarmente la Russia era irrealistico”.

Parole, quelle del numero uno del Movimento 5 Stelle, che sono finite sotto la lente d’ingrandimento di Carlo Calenda. “Trump ha mentito. Ha mentito su chi ha iniziato la guerra; ha mentito sull’entità degli aiuti americani; ha mentito sul consenso di Zelensky. Trump vuole tornare a fare affari con la Russia e vessare l’Europa, Italia compresa e predare le risorse degli ucraini tenendogli un coltello alla gola. Conte approva le menzogne di Trump e le rivendica come proprie”, ha scritto sui social il leader di Azione. “Questo fatto è per noi dirimente rispetto a qualsiasi tipo di collaborazione parlamentare e locale. In questo tornante della storia se stai con Trump e Putin contro ’le cancellerie europee’ sei un traditore dell’Europa e dell’Italia. Se il Partito democratico ne prenderà atto e avrà il coraggio di rompere ogni legame con i 5S allora si potranno trovare convergenze, altrimenti costruite pure la coalizione della sinistra per Trump e Putin, insieme ai 5S. Il momento di decidere è arrivato, Elly Schlein, non puoi continuare a fingerti morta. Citazione Giuseppe Conte”, ha concluso.

‘Meloni giustamente tace sul tema perché ancora non si sa quali sono le posizioni. In tutto questo baillame non si è ancora capito quale sarà il punto di caduta della trattativa di pace e se ci sarà una trattativa di pace. Russi e americani si sono visti in un territorio neutro. Nelle logiche diplomatiche, per la Russia l’Europa è una parte in causa. Non è entrata in guerra ma ha contribuito ad armare l’Ucraina quindi è una parte in gioco. Per definizione una trattativa di pace si fa in territorio neutro, non si fa in Europa che è parte in causa. Quindi quello che sta succedendo oggi segue le regole. Se il punto di caduta sarà che Trump regala l’Ucraina ai russi, Giorgia Meloni prenderà una posizione, se Trump convince Putin e Zelensky a trovare una pace giusta soprattutto per Zelensky, la Meloni applaudirà Trump. Il problema è che non sappiamo ancora di cosa stiamo parlando’, osserva Alessandro Sallusti.  

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