Trump e Harris in un duello televisivo che mette a confronto due mondi opposti

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L’America si è fermata per il dibattito presidenziale in tv sulla Abc tra Kamala Harris e Donald Trump.  La Harris vuole fare un altro dibattito con Donald Trump, e la decisione di richiedere un altro dibattito è stata presa prima che entrambi i candidati salissero sul palco.

La sua campagna, scrive il Washington Post, prevede di annunciare dopo il duello il desiderio di un secondo incontro con il candidato repubblicano prima delle elezioni di novembre, secondo una persona a conoscenza del piano.

È anche il loro primo faccia a faccia, presso il National Constitution Center di Philadelphia, dopo settimane di attacchi reciproci

Il primo e forse unico duello televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump è andato in scena a Filadelfia, città simbolo della democrazia americana e centro dello Stato in bilico più cruciale per la conquista della Casa Bianca.

Tanti i temi toccati in un’ora e mezza di dibattito, dall’economia all’Ucraina e la guerra a Gaza passando per il diritto all’aborto, l’immigrazione e l’Afghanistan.

“Non sono né Biden né Trump, sono la leader di una nuova generazione”, ha dichiarato la vice presidente che aveva il compito di presentarsi a quei milioni di americani che non la conoscono o che la associano all’amministrazione attuale.

La candidata si è “presentata” anche al suo rivale che non sembrava volesse stringerle la mano, avvicinandosi e dicendogli: “Piacere, Kamala Harris”. “E’ il momento di voltare pagina, il mio piano è una nuova strada per il futuro”, ha sottolineato la vice di Biden che per la prima volta ha preso le distanze dal suo presidente. Nel complesso Harris è riuscita a mettere all’angolo il suo avversario in diversi momenti, con calma e determinazione ma anche rubandogli alcune delle sue espressioni più colorite e aggressive. Come quando lo ha accusato di “aver venduto gli Stati Uniti alla Cina” con la sua politica dei chips; o quando lo ha accusato di essere amico di dittatori come Vladimir Putin e Kim Jong Un che “fanno il tifo per lui perche’ lo possono manipolare”. Con il leader nordcoreano “si scriveva lettere d’amore”, ha detto sarcastica. E l’amicizia con il leader del Cremlino è stato uno dei temi di politica estera sul quale la vice presidente ha attaccato più duramente. “Se Trump fosse presidente Putin sarebbe seduto a Kiev con gli occhi puntati sull’Europa”, ha incalzato la democratica provocando il tycoon dichiarando che “i leader stranieri gli ridono dietro. Sei amico di un dittatore che ti si mangerebbe a colazione”.

Decisa anche sull’aborto – “il governo e soprattutto Donald Trump non dovrebbero dire ad una donna cosa fare con il suo corpo” – tema caldo della campagna sul quale il tycoon è, invece, scivolato affermando che i democratici vogliono consentire l’aborto nel “nono mese” di gravidanza e confondendo la Virginia con la West Virginia. La strategia di Harris è stata anche quella di ricordare agli americani che il tycoon è già stato presidente con risultati, a suo parere, disastrosi. “Trump ci ha lasciato la disoccupazione più alta dalla Grande Depressione. Quello che abbiamo fatto è stato mettere a posto il pasticcio che lui ha creato”, ha attaccato ricordando le sue politiche fallimentari sul Covid. Gli ha anche rinfacciato di non poter parlare dei “crimini dei migranti” lui che “è condannato e perseguito” e lo ha ripagato con la sua stessa moneta quando parlando delle folle ai comizi ha detto che da quelli del tycoon se ne vanno “per noia ed esasperazione”.

Trump  ha sfoderato i classici della sua retorica: da Harris “marxista che ha distrutto il paese con politiche che sono folli” ad Harris anti-Israele che distruggerà il Paese entro due anni dal suo insediamento. Ed è riuscito a mettere a segno qualcuno delle sue battute come quando l’ha fermata dicendole “sto parlando io” riferendosi alla stessa ormai famosa frase usata da Harris con Mike Pence nel dibattito tra candidati vicepresidenti. Ma a tratti è sembrato irritato e nervoso, ha alzato la voce ed è andato in confusione di fronte alla calma olimpica dell’avversaria. Quando poi gli è stato chiesto della questione della “razza” di Harris non è riuscito a fare del tutto un passo indietro liquidandola con un “non me ne potrebbe fregare di meno. Qualunque cosa voglia essere, per me va bene, decida lei”. Il tycoon ha provato a mettere in difficoltà la sua avversaria sul ritiro dall’Afghanistan, nota dolente dell’amministrazione Biden, ma anche in quel caso Harris si è smarcata rilanciando che fu il tycoon a concludere un accordo disastroso invitando persino i talebani a Camp David, luogo sacro degli Usa. Alla fine The Donald ha rivendicato di “non aver mai dibattuto così bene in vita sua” accusando i moderatori di Abc news di essere stati “di parte”.

Nel duello televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump sono stati messi a confronto  due mondi opposti, in un’ora e mezzo di scontro feroce a Filadelfia.  Kamala Harris ha deciso di attaccare fin dall’inizio, quando nella prima mezz’ora statisticamente si forma l’opinione dei telespettatori: prima ha scelto di attraversare il palco e di andare incontro al suo avversario, per stringergli la mano.

All’inizio del confronto televisivo tra i candidati presidente, sono tutti dedicati alle ricette economiche:  economia, inflazione, potere d’acquisto. “Taglierò le tasse in modo importante”, promette il tycoon. “Non ha un piano”, ribatte Kamala, “la sua politica sui dazi farebbe aumentare l’inflazione, secondo quanto sostengono diversi centri studi e 16 economisti premi Nobel”. “I dazi non ricadrebbero sui consumatori – garantisce Trump -: li paga la Cina, come li pagava quando c’ero io e come ha continuato a fare, visto che l’amministrazione Trump ha confermato le misure. Con me l’inflazione non c’era, con Biden è una delle più alte di sempre”. Harris controbatte ricordando che “Trump ci ha lasciato la disoccupazione più altra dalla Grande Depressione. Quello che abbiamo fatto è stato mettere a posto il pasticcio che lui ha creato”.  La partita si è giocata molto sulle schermaglie ed è stata in pareggio nella  battaglia incrociata di accuse e promesse.

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