Al termine di una telefonata durata quasi tre ore, Donald Trump ottiene da Vladimir Putin con una “tregua” selettiva nella guerra in Ucraina.
Il comunicato ufficiale della Casa Bianca diffuso al termine del colloquio fra il presidente americano e il suo omologo russo dà per certo il raggiungimento di un accordo in tal senso: di fatto, il primo passo sulla strada di una “pace duratura”.
Al termine di una telefonata durata quasi tre ore, Donald Trump ottiene da Vladimir Putin con una “tregua” selettiva nella guerra in Ucraina. Mosca si asterrà dal colpire le infrastrutture energetiche di Kiev, e l’Ucraina dovrà fare altrettanto, per un periodo di trenta giorni. Il comunicato ufficiale della Casa Bianca diffuso al termine del colloquio fra il presidente americano e il suo omologo russo dà per certo il raggiungimento di un accordo in tal senso: di fatto, il primo passo sulla strada di una “pace duratura”.
Nella telefonata, Trump e Putin hanno concordato di avviare “immediatamente” i negoziati, che si svolgeranno in Medio Oriente, su una possibile pausa graduale della guerra innescata nel febbraio 2022 dall’invasione russa. Come fanno sapere sia il Cremlino sia la Casa Bianca, la conversazione è stata “dettagliata e schietta”. Una definizione diplomatica che lascia intendere che la conversazione non è stata facile e si è andati vicini al punto di rottura. Un altro segnale distensivo, arriva dall’annuncio che Russia e Ucraina si scambieranno 175 prigionieri di guerra ciascuno. Mosca, come segno di buona volontà, rilascerà anche 23 militari ucraini gravemente feriti. I due leader hanno confermato l’intenzione di proseguire gli sforzi per raggiungere una soluzione ucraina in modo bilaterale, tenendo conto anche delle proposte del presidente degli Stati Uniti. “A questo scopo vengono creati gruppi di esperti russi e americani”, fanno sapere dal Cremlino.
La dichiarazione integrale della Casa Bianca
“Il presidente Trump e il presidente Putin hanno parlato del necessità di pace e di un cessate il fuoco nella guerra in Ucraina. Entrambi i leader hanno concordato su questo punto: il conflitto deve finire con una pace duratura. Hanno inoltre sottolineato la necessità di miglioramento delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Russia. Il sangue e le risorse che sia l’Ucraina che la Russia hanno speso in questa guerra sarebbe stato meglio spenderli per i bisogni della loro gente”.
“Questo conflitto non sarebbe mai dovuto iniziare – prosegue il comunicato della Casa Bianca – e avrebbe dovuto finire molto tempo fa con sinceri e in buona fede sforzi di pace. I leader hanno convenuto che le trattative per la pace inizierà con un cessate il fuoco in materia di energia e infrastrutture, nonché negoziati tecnici sull’attuazione di un cessate il fuoco marittimo nel Mar Nero, cessate il fuoco completo e pace permanente. Tali negoziati inizierà immediatamente in Medio Oriente”.
“I leader – prosegue il comunicato – hanno parlato ampiamente del Medio Oriente come di una regione di potenziale cooperazione per prevenire futuri conflitti. Hanno inoltre discusso della necessità di fermare la proliferazione delle armi strategiche e si impegnerà con gli altri per garantire un’applicazione quanto più ampia possibile. I due leader hanno condiviso il punto di vista che l’Iran non dovrebbe mai essere in grado di distruggere Israele”.
“I due leader hanno convenuto – conclude la nota – che un futuro con un migliore rapporto bilaterale tra Stati Uniti e Russia costituisce un enorme vantaggio. Questo include enormi accordi economici e stabilità geopolitica allorché la pace sarà stata raggiunta”.
La telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin piomba nel mezzo dei negoziati sulla conclusioni del summit, con la richiesta dello zar “d’interrompere” la fornitura della armi a Kiev come condizione per la tregua. L’Ue, sul punto, non è però intenzionata a mollare e, stando alle bozze del documento, chiederà “solide e credibili garanzie di sicurezza per scoraggiare future aggressioni russe”. Inoltre, nel testo che sarà sul tavolo dei leader Ue – e che potrà subire ancora limature – si ribadirà ancora una volta il “continuo e incrollabile sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”.
A telefonata ancora in corso un alto funzionario Ue notava che i risultati del colloquio non sarebbero stati certamente “ignorati” dai 27 ma che, al contempo, “per l’Ue la tregua deve essere una tappa di un percorso verso una pace giusta e duratura”. La strategia del “porcospino d’acciaio” – menzionata nuovamente dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen in un discorso programmatico alla Royal Danish Military Academy – prevede infatti di rafforzare militarmente l’Ucraina fino a renderla ‘indigesta’ a qualunque assalitore, integrandola quanto più possibile nel sistema di appalti europeo allo studio dell’esecutivo blustellato. “L’Ucraina può contare sulla prosecuzione degli aiuti militari”, assicurano non a caso il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron in conferenza stampa a Berlino.
Nello schema di Bruxelles (sinora condiviso da tutti gli Stati membri tranne l’Ungheria) tutto si tiene, perché la sicurezza dell’Ucraina e dell’Ue sono legate e indivisibili. E davanti ad una Russia che si prepara ad “un futuro scontro con le democrazie europee”, sull’onda di “un percorso irreversibile verso la creazione di un’economia bellica”, “l’Europa – ha ammonito von der Leyen – se vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra”. Il tempo stringe e nei piani della Commissione il riarmo dell’Europa va concluso “entro il 2030” secondo le linee contenute sia nel Libro Bianco sia, appunto, nel ReArm Europe.
Von der Leyen nel suo discorso ha menzionato anche un non meglio precisato “European Military Sales Mechanism” – letteralmente “meccanismo europeo per le vendite militari” – che incentivi a “condividere la domanda e gli appalti congiunti”.
“Oggi – ha ricordato – la maggior parte degli investimenti nella difesa avviene al di fuori dell’Europa, con ricerca, sviluppo e innovazione oltre i nostri confini: non è sostenibile, dobbiamo acquistare di più materiale europeo”. Uno strumento simile era stato ipotizzato anche nell’Edis, la strategia sulla difesa presentata pochi mesi fa, e c’è chi l’aveva accostato allo U.S.
Foreign Military Sales, dedicato all’export.
In realtà la Commissione ora penserebbe ad un “catalogo centralizzato” dei prodotti militari made in Europe affiancato da un “pool di prontezza industriale per la difesa” che assicuri “agli Stati membri, ai Paesi partner e all’Ucraina” la possibilità di “acquisti immediati” e con corsie “preferenziali” per favorire l’aggregazione della domanda e la creazione di progetti comuni su vasta scala – dalla difesa aerea ai missili di precisione a lungo raggio – da finanziare con fondi europei.
“Forse preferiremmo non dover dire queste cose in modo così schietto ma ora è il momento di parlare onestamente, in modo che ogni europeo capisca cosa è in gioco”, ha sottolineato von der Leyen.
Per poi concludere. “Dobbiamo vedere il mondo così com’è e agire immediatamente, perché nella seconda metà di questo decennio e oltre si formerà un nuovo ordine internazionale: quindi l’Europa si trova di fronte ad una scelta fondamentale per il suo futuro”. I leader saranno chiamati ora a dare delle indicazioni precise.