La famiglia Elkann è riuscita ad unire nella lotta sindacale i colti, gli intellettuali, i borghesi, gli operai di studi minori, quelli che arrivano a stento a fine mese e sono pronti a prendersela con i giornalisti, prima ancora che con i padroni. Oggi, invece tutti lottano contro Elkann, sia quelli di “Repubblica” che quelli di “Stellantis“.
Loro, i padroni, intanto sono alle prese anche con le accuse di truffa per l’eredità contesa tra Margherita Agnelli e i figli di primo letto, Jhon, Lapo e Ginevra. Ha scioperato “Repubblica“, contro le vessazioni professionali, a vantaggio degli utili, che i giornalisti denunciano, ma viene anche annunciato lo sciopero dei lavoratori “Stellantis“, contro i tagli annunciati, le Cigs, gli emolumenti record dei manager, tra cui quel Tavares di cui si ipotizza un siluramento.
Oggi non è in edicola “Repubblica“, due giorni di sciopero, dal 25 al 26 settembre. Per protestare, fa sapere il Cdr, contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati, che sarebbero avvenuti in occasione dell’evento Italian Tech Week, i tre giorni di masterclass, interviste, incontri e approfondimenti che si è aperto oggi a Torino.
“Da tempo denunciamo i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale», dice la nota dei giornalisti. “La direzione ha il dovere di apportare ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica, tema sul quale nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all’attuale direttore. Ma ci rivolgiamo anche all’editore – e non padrone – di Repubblica affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale». Infine, ai lettori: “Ci appelliamo infine alle nostre lettrici e ai nostri lettori: questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo”.
I lavoratori di Stellantis e di tutto il settore automotive sciopereranno invece venerdì 18 ottobre. hanno annunciato Fim, Fiom e Uilm, che organizzeranno una manifestazione nazionale a Roma. “Sono indispensabili urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore automotive da parte della Ue, mirate politiche industriali da parte del Governo e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica”, dicono Fim, Fiom e Uilm, secondo cui “le drammatiche novità provenienti dalla Germania e dal Belgio, a partire dal gruppo Volkswagen, rischiano di produrre un terremoto”. Un triplo fronte per gli Elkann, se si considera anche la Procura di Torino…
Il sito di Repubblica si ferma da oggi, mercoledì 25 settembre, fino alle 23.59 di giovedì 26. Il comitato di redazione del quotidiano ha indetto uno sciopero di due giorni denunciando «le gravi ingerenze nell’attività giornalistica» da parte «dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati avvenute in occasione dell’evento Italian Tech Week». Lo si legge nel comunicato sindacale pubblicato sul sito del giornale.
Le ingerenze di Exor nel lavoro dei giornalisti di Repubblica
In particolare, secondo quanto apprende Il Fatto Quotidiano, le «ingerenze» riguardano la vendita, da parte di Exor, degli articoli e delle interviste prodotte dai giornalisti e dalle giornaliste di Repubblica sulla conferenza di Torino, alle stesse aziende del tech che vi partecipano. Dunque, i pezzi prima di essere impaginati non sono passati dalla redazione per i controlli e le modifiche di routine, ma sono finiti sulla scrivania della holding di John Elkann, che, per di più, quest’anno ha preso il posto di Gedi nell’organizzare la Italian Tech Week. Sempre secondo quanto apprendere Il Fatto, nello speciale sulla conferenza torinese che Repubblica ha realizzato e che dovrebbe uscire domani, all’insaputa di chi li ha realizzati i contenuti compariranno come articoli giornalistici veri e propri, senza alcuna indicazione che permetta di distinguerli come articoli pubblicitari, pagati dalle aziende.
«Da tempo denunciamo i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale», scrivono i giornalisti e le giornaliste di Repubblica. «La direzione ha il dovere di apportare ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica, tema sul quale nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all’attuale direttore». Ma «ci rivolgiamo anche all’editore – e non padrone – di Repubblica John Elkann affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale». Infine, «ci appelliamo infine alle nostre lettrici e ai nostri lettori: questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo».