Ue e report di Mario Draghi rimandato a settembre. Forse ‘Super Mario Draghi’ vuole la conferma dell’elezione della der Leyen? Il problema Vannacci arriva in Europa

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In tutte queste complicate trattative per la formazione della Commissione Europea nelle ultime ore è spuntato un nuovo “giallo” politico a Bruxelles, con la decisione della Presidente Von der Leyen di rinviare l’imminente presentazione del rapporto sulla competivitià Ue preparato da Mario Draghi dopo la nomina ufficiale lo scorso autunno 2023. Avrebbe dovuto tenersi a fine luglio ma i ritardi nelle consultazioni Ue, le formazioni di nuovi gruppi europei e ora le dinamiche tutt’altro che serene sui voti per la nuova Commissione Europea avrebbero fatto propendere per un rinvio strategico in settembre: «E’ ancora in fase di stesura», ha tagliato corto la leader PPE, quasi a far pensare che Draghi sia il responsabile di un rapporto ancora incompleto. Secondo quanto spiega  “La Stampa” sarebbe più verosimile la versione per cui Von der Leyen vuole prima risolvere la pratica delle nomine non essendo sicura della buona riuscita immediata. Alcuni più dietrologisti ipotizzano invece che Draghi voglia tenersi ancora mani libere per un po’ di tempo in caso di fallimento di Von der Leyen nella seconda elezione a Presidente della Commissione Ue. Il problema nasce visto che  il mandato dell’ex presidente della Bce scade a fine luglio. La soluzione del rinvio, anche lo stesso Draghi, l’avrebbe ritenuta “ragionevole”, proprio per trasformare il suo lavoro in un input per il prossimo collegio dei commissari. Nessuno è in grado di escludere un ulteriore rinvio a ottobre, poche settimane prima del vertice informale che si terrà a Budapest l’8 novembre. il summit infatti sarà dedicato proprio al tema della competitività ed è probabile che Draghi venga invitato in quella sede a parlare del suo lavoro al tavolo dei leader dell’Unione europea. Draghi dovrà anche indicare la strada per reperire i 500 miliardi per gli investimenti annui che, secondo le sue anticipazioni, saranno necessari per salvare l’Europa. Proprio il tema di questi miliardi da trovare potrebbe essere dietro ai continui rinvii di un dossier che era tanto atteso. La scorsa settimana, fonti del governo ungherese – scrive La Stampa – hanno spiegato che la presidenza di turno aveva invitato Mario Draghi a presentare il suo rapporto alla riunione informale del Consiglio Competitività che si è tenuta a Budapest, ma l’ex premier ha declinato l’invito perché “non è ancora pronto a riferire”. In realtà, anche se ci sono stati dei contatti, un invito vero e proprio da parte della presidenza ungherese non sarebbe mai arrivato. Questi continui rinvii rendono la questione un vero e proprio giallo. Ciò che resta sicuro è che nulla è ancora deciso in Europa: il tempo scorre e i gruppi politici si preparano alla “bagarre” dopo la prima riunione del 16 luglio 2024. ‘Nessun dialogo con i sovranisti’, è quanto ha assicurato la presidente della Commissione designata Ursula von der Leyen incontrando il gruppo del Ppe. Von der Leyen ha spiegato che non ci sarà alcun incontro con il nuovo gruppo dei Patrioti, anche se la presidente fosse invitata. Con tutti gli altri gruppi, se invitata, von der Leyen è disponibile all’incontro. Un “cordone sanitario” contro i Patrioti per l’Europa. È quello che ha intenzione di fare il Partito popolare, insieme a Socialisti, Liberali e tutte le altre forze politiche che sosterranno Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue: ai Patrioti, il nuovo gruppo politico della destra sovranista creato da Viktor Orban, si proverà ad impedire di ricoprire qualsiasi incarico di rappresentanza. Niente vicepresidenze del Parlamento europeo, nessuna presidenza delle commissioni. Il presidente dei Popolari, Manfred Weber, è stato molto chiaro a riguardo: “È ovvio che ognuno che è stato eletto dal popolo europeo deve avere l’opportunità di lavorare qui al Parlamento europeo. Un’altra questione è chi rappresenta o non rappresenta le istituzioni e chi è palesemente contrario al progetto europeo e alle istituzioni europee. Come ha detto pubblicamente Viktor Orban, vuole smantellare il Parlamento europeo. Quindi penso che queste persone non possano rappresentare il Parlamento europeo come istituzione“, ha detto. Per poi aggiungere, durante la riunione del gruppo: “Rispettiamo gli individui, ma quando si tratta di ottenere un incarico, devi rispettare anche l’istituzione e devi essere a favore dell’istituzione“. Al vertice ha partecipato anche Ursula von der Leyen, che in questi giorni sta incontrando gli altri soggetti politici per verificare di avere i numeri quando la settimana prossima, durante la prima sessione plenaria, si dovrà votare per la presidenza della Commissione. Von der Leyen, però, non avrebbe alcuna intenzione di incontrare i sovranisti del gruppo di Orban. Non si è fatta attendere la replica della Lega, che è entrata a far parte dello schieramento: “Ursula Von der Leyen dichiara che incontrerà tutti i gruppi del Parlamento europeo, ma non quello dei Patrioti, terzo gruppo più importante a Bruxelles? Alla faccia della democrazia. Ecco che finalmente gli euroburocrati gettano la maschera e mostrano il loro vero volto, antidemocratico e irrispettoso del voto libero di milioni di elettori europei. Non è questa l’Europa che vogliamo“, hanno fatto sapere fonti della Lega al Parlamento Ue. “Nessuna lezione di democrazia da Weber e compagni, da chi da tempo in Ue è al guinzaglio delle sinistre estremiste e ideologiche, da chi da cinque anni porta avanti l’esatto opposto dei principi democratici, negando rappresentanza a milioni di elettori europei“, afferma in una nota Paolo Borchia, capo delegazione del Carroccio a Bruxelles. Anche i Socialisti e i Verdi, da parte loro, hanno chiesto di fare muro contro il nuovo gruppo di destra, sottolineando che debba “rimanere isolato. Il generale Roberto Vannacci è ingombrante anche in Europa. Reduce dalla elezione per acclamazione a vicepresidente del neonato gruppo parlamentare dei Patrioti per l’Europa – celebrata da Matteo Salvini con un “avanti tutta!” – l’europarlamentare eletto con la Lega non può essere così sicuro del suo incarico. Ci sarebbe infatti un veto di Marine Le Pen, che avrebbe chiesto alla Lega di presentare un altro candidato. Era stata per prima la France Press a riportare una dichiarazione di Jean-Philippe Tanguy, vicecoordinatore della campagna elettorale di Marine Le Pen alle presidenziali del 2022 e vicecapogruppo del partito nell’Assemblea Nazionale di Parigi, secondo cui i lepenisti “si oppongono” all’elezione del generale nel ruolo di vicepresidente del nuovo gruppo europeo dei Patrioti, che comprende Rassemblement National, la Lega, gli orbaniani di Fidesz e diverse sigle sovraniste di altri Paesi. Una opposizione che dovrebbe portare il partito di Matteo Salvini a nominare un altro vicepresidente, “sì, questa è la nostra posizione”, assicura Tanguy. Anche Jordan Bardella, braccio destro di Marine Le Pen e candidato premier del Rassemblement National, aveva respinto le uscite omofobe del generale, “non le condivido, le condanno”.  Il generale europarlamentare parla al Messaggero: “La nostra sarà una compagine che vuole cambiare questa Europa a trazione sinistra, che non cambia faccia o atteggiamento a seconda dell’occasione e solo per sedersi sul carro dei vincitori, che non si professa identitario e tradizionalista per poi andare a sostenere la presidenza von der Leyen.  Ritengo con ragionevole certezza che nessuno del gruppo voterà per Von der Leyen e, in qualità di vicepresidente del gruppo, metterò a disposizione le mie pregresse esperienze per costituire una centuria affiatata, compatta, sicura di sé, famelica e pronta al combattimento.  Auspico anche di rappresentare al meglio la mia Patria in modo da farla assurgere alla posizione che si merita per storia, capacità, inventiva e determinazione’. Per Vannacci il nuovo gruppo dei Patrioti per l’Europa  “è una compagine compatta di rappresentanti provenienti da dodici Paesi europei che si battono per la libertà di essere europei, per l’identità che li caratterizza e per la sovranità dei loro paesi. Se l’Europa, come fatto sino ad ora, cerca di annacquare le sovranità di ogni stato per far rientrare tutti in uno stesso contenitore europeo raggiungeremo solo il minimo comune denominatore in una paccottiglia che pur riunendo tutti non rappresenta nessuno”.

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