Ue: ‘Il sì a Ursula?’, la disponibilità si verificherà sul programma che von der Leyen presenterà

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Fallito l’obiettivo di vincere le elezioni legislative grazie alla strategia di Macron realizzata grazie al barrage, alla destra francese non resta che sperare sulle prossime elezioni presidenziali francesi perché non è detto che la grande coalizione francese possa trovarsi in reale difficoltà favorendo nuovamente gli antifascisti. Il Presidente francese Emmanuel Macron ha accettato, come noto,  le dimissioni del governo di Gabriel Attal che garantirà “la gestione degli affari correnti fino alla nomina di un nuovo governo”, come dice la nota informativa dell’Eliseo. Macron aveva lasciato intendere che per arrivare al nuovo governo bisognerà aspettare  “un certo tempo”, vale a dire “qualche settimana, o forse di più”.

‘Affinché questo periodo termini il più rapidamente possibile, per l’Eliseo, spetterebbe alle forze repubblicane lavorare insieme per costruire un rassemblement intorno a progetti e azioni al servizio dei francesi’, prosegue il comunicato dell’Eliseo.

Il primo ministro francese dimissionario ha garantito “la continuità dello Stato”, con particolare attenzione al regolare svolgimento delle Olimpiadi che iniziano a Parigi il 26 luglio. “Avremmo potuto scomparire. Abbiamo evitato il peggio. Il futuro deve essere scritto. E so, signor Presidente della Repubblica, conoscendo le donne e gli uomini seduti attorno a questo tavolo, che tutti hanno a cuore la Francia e che la fiamma non si spegne mai per chi vuole servire i francesi”, ha detto il primo ministro alla presenza di Macron, secondo quanto trapelato del suo intervento. Questa mossa consentirà ad Attal di occupare un seggio da deputato nell’Assemblea nazionale, guidando il blocco centrista alleato di Macron, oltre evitargli il rischio di un possibile voto di sfiducia in Parlamento.

Il presidente francese Emmanuel Macron aveva già  ricevuto all’Eliseo il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, per “una panoramica dei preparativi per i Giochi di Parigi”, che inizieranno tra meno di dieci giorni. Ai due si è unito il presidente del Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici, Tony Estanguet.

La competizione a destra dunque s’è fatta serrata, al punto tale che Giorgia Meloni in confronto appare una moderata con i suoi Conservatori e Riformisti.

Raffaele Fitto, possibile commissario europeo, è d’altronde il prototipo del moderato democristiano di destra. Per la presidente del Consiglio è dunque arrivata l’ora delle scelte. I recenti sviluppi – tra Legislative francesi e dinamiche interne al Parlamento europeo – costringono la leader di Fratelli d’Italia a una chiarificazione interiore e politica. Che fare con Ursula von der Leyen? Votare a favore di un nuovo mandato per la presidente uscente della Commissione europea o schierarsi contro, aggiungendosi quindi alla schiera degli estremisti orbániani? Il voto a favore di von der Leyen sarebbe la svolta di Fiuggi di Meloni, la svolta che le manca verso la definitiva istituzionalizzazione. Ci sono molte ragioni che potrebbero spingere Meloni verso un accordo con il Partito Popolare Europeo su von der Leyen, con cui peraltro non è mai mancato un ottimo rapporto in questi anni, a differenza di Salvini che invece l’ha ripetutamente attaccata, soprattutto in campagna elettorale.

Se Meloni non vuole  rimanere schiacciata fra l’estremismo di destra e divenire isolata in Europa può solo confluire nrl voto pro-von der Leyen. Naturalmente, non dipende tutto solo da Meloni, come ha osservato Giovanni Orsina sulla Stampa: «Tutti questi sviluppi – e possiamo aggiungervi pure l’uscita degli spagnoli di Vox dal gruppo conservatore e il loro ingresso fra i Patrioti –, spingono Meloni verso i Popolari, e quindi verso un voto parlamentare favorevole a Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione. Ma bisognerà  quanto fortemente i Popolari desiderino questa convergenza, consigliata vivamente da Tajani, e fin dove siano disposti a spingersi per agevolarla.

L’operazione è senz’altro resa più difficile dal voto francese, che nel frattempo ha rincuorato socialisti, verdi e liberali, e bocciato da Macron. Ma l’operazione converrebbe al Partito popolare, i cui elettori, che in molti Paesi pendono decisamente a destra, non sarebbero certo contenti di vederlo alleato soltanto con le forze politiche alla sua sinistra».

Oggi il Parlamento europeo voterà e tutti potranno manifestarsi nel voto,  come faranno anche gli agguerriti e trasversali franchi tiratori.

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