Molto difficile che la nomina della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, o eventuali nomi nuovi che usciranno dal tavolo delle trattative, possa avvenire senza l’ok della premier Giorgia Meloni. A spiegarlo in un articolo su Politico.eu è Sophia Russack, ricercatrice presso il think tank Center for European Policy Studies. L’analista fa due considerazioni, una tecnico- numerica e una prettamente politica, il cui punto di caduta è che c’è scetticismo sul fatto una presidenza di commissione possa entrare in carica senza il sostegno del primo ministro italiano. Le osservazioni della premier contro il “metodo” usato alla cena dei capi di governo su un accordo “chiuso” a tavolino e preconfezionato hanno lasciato il segno. Meloni è “inaggirabile”, come i più avvertiti osservatori hanno segnalato. Le grandi agenzie internazionali sterzano dunque sul ruolo di Giorgia Meloni. Nella stessa giornata arriva anche l”autorevole agenzia economica Bloomberg in un fondo firmato da Marc Champion a dare Meloni quel che è di Meloni. Macron e Scholz sono avvertiti.
“Giorgia Meloni merita il rispetto” dai leader europei. Non regaliamo ai populisti colei che potrebbe costruire un modello di destra europea alternativo rispetto a quello paventato da altre formazioni di destra. L’autorevole agenzia economica prosegue: “I leader europei dovrebbero fare tutto il possibile” e “darle il rispetto che merita”. Che tradotto significa includerla nel recente giro di consultazioni sulle nomine top in Ue.
L’analisi di Politico. eu rileva che tecnicamente, Ursula von der Leyen non ha bisogno del sostegno di tutti i leader dell’Ue per tornare alla guida della Commissione. Può farcela con il sostegno della maggioranza e senza l’appoggio della premier Meloni. Ma questo dice poco. Perché, si legge “non vedo un nuovo presidente della Commissione entrare in carica senza il sostegno del primo ministro italiano”. E’ la convinzione della Russack nell’articolo dal titolo ‘Von der Leyen, Meloni e la battaglia per i top job a Bruxelles: quale sarà il prossimo passo?’. Secondo l’edizione europea dell’autorevole sito americano, la leader della terza economia del blocco è uno dei pochi capi di governo che sono usciti rafforzati dalle elezioni europee. Ed è un fatto incontrovertibile.
L’Ecr non farà parte della coalizione che sostiene von der Leyen e, secondo cinque diplomatici dell’Ue, la premier italiana – in termini di richieste – continua a tenere le carte ben coperte. “Ha gli occhi puntati su un portafoglio economico di primo piano” insieme a una vice presidenza esecutiva, scrive Politico. Secondo il sito Politico “uno dei nomi più gettonati è Raffaele Fitto”, mentre a Roma e Bruxelles circola il nome dell’attuale capo dell’intelligence, Elisabetta Belloni, per il ruolo di Alto commissario per la Politica estera dell’Ue. Ma, secondo le fonti, le possibilità che Belloni ottenga quel ruolo sembrano scarse poiché la Meloni sembra più interessata a un portafoglio economico. Inoltre nell’attuale pacchetto di nomine su cui si continua a negoziare – e che prevede von der Leyen alla Commissione, Metsola al Parlamento e Costa al Consiglio – quell’incarico dovrebbe essere assegnato alla premier estone, Kaja Kallas.
Bloomberg applaude Meloni e la sua reazione decisa dopo i pre negoziati in Europa: ha avuti una reazione da top player. Dimostra– aggiunge Champion – “che si aspetta in cambio di essere trattata come un giocatore di alto livello, non come un emarginato. Ha sicuramente ragione. I leader dei partiti centristi del continente sono stati arroganti e tatticamente miopi nel snobbarla”. Oggi non si possono i conti senza Meloni e i suoi voti, purtuttavia le provocazioni provenienti da Bruxelles farebbero saltare i nervi a chiunque. Cosa dire della richiesta di ratificare il Mes dopo il voto europeo? Oppure proporre Enrico Letta, da parte dei socialisti europei come candidato in un posto di rilevo nell’Unione europea? Italia, unica nazione che vanta un governo uscito vincente dalle urne, con Macron e Scholtz, Francia e Germania, che se la cantano e se la suonano come se per loro il voto europeo non ci fosse stato e tentano di marginalizzare Giorgia Meloni.
Come detto, le grandi agenzie internazionali Bloomberg e Politico segnalano che ciò è un grave errore: i conti in Europa non si fanno senza la premier italiana. Dunque, tanti fallimenti sono la cornice di fondo in cui le mosse che si stanno facendo strada a Bruxelles sono uno schiaffo all’Italia. L’Europa uscita dalle urne ha premiato la destra e il centrodestra italiano, ma stanno circolando solo nomi lontani dalla galassia del centrodestra, a partire dallo stesso Letta, che ha lasciato Sciences Po dando corpo alle ipotesi di un suo ruolo di rilievo in Europa. Gli sconfitti, al momento in Europa, dettano legge. Riciclare Enrico Letta, protagonista di una disastrosa campagna elettorale che nel 2022 portò al trionfo di Giorgia Meloni, è un’ennesima provocazione per chi sogna un cambio di passo in Europa. Ignorare la voglia di nuovo, ignorare il ruolo dell’Italia è una sciocchezza, visto che in Europa i conti senza Meloni sarà difficile farne. Alla fine le provocazioni che partono da Bruxelles sono assolutamente inutili…