L’Italia, la Francia, il Belgio, l’Ungheria, Malta, la Polonia e la Slovacchia sono stati richiamati all’ordine dalla Commissione Europea sui rischi di un crescente deficit di bilancio. Oggi, il Consiglio dell’Ue ha avviato una formale procedura verso diversi Stati membri considerati deficitari nei loro bilanci nazionali. Il provvedimento segue l’alert della Commissione Europea preoccupata che i deficit di questi Paesi possano aumentare del sette per cento, cosa non più consentita da Bruxelles dopo che la stessa Ue, a causa del covid, è stata elastica per diversi anni. In una nota ufficiale diramata oggi dal Consiglio viene chiaramente ribadito che “gli Stati membri devono rispettare la disciplina di bilancio”. Insomma è arriva l’ora della resa dei conti dopo gli anni delle maglie larghe, anche, attraverso, controlli rinforzati sui conti dei Paesi dell’Unione. Il Consiglio ha, anche, deciso di mantenere la procedura di infrazione comminata alla Romania dal 2020. Insomma, si torna alle regole fiscali, introdotte negli anni ’90 insieme alla moneta unica, prevedono che lo squilibrio delle posizioni fiscali nazionali non superi il 3per cento del Pil e che il debito complessivo sia mantenuto al di sotto del 60 per cento. Di fatto questa regolamentazione si è rivelata nel tempo una vera e propria bomba politica, in quanto gli Stati membri settentrionali, come la Germania e i Paesi Bassi, sono riluttanti a pagare per ciò che considerano una spesa sconsiderata in Grecia o in Italia. Una decisione, questa, che arriva proprio mentre Francia e Belgio fanno registrare un debito pubblico al di sopra del 100 del PIL, e sono nella fase di tentare di varare governi composti da coalizioni eterogenee. A Loro si aggiunge, per l’Italia, che la decisione arriva all’indomani della posizione assunta dalla Meloni che con il gruppo Fdi, ha deciso di votare contro nella rielezione della presidente dell’Ue, sarà un caso? Quindici giorni fa la Corte dei Conti di Parigi ha definito lo stato di salute delle finanze pubbliche francesi “allarmante”. La decisione di oggi rappresenta, quindi, anche, un nuovo fronte nello scontro tra Bruxelles e il governo di destra di Giorgia Meloni. Avantieri la Commissione ha apertamente criticato la libertà di stampa in Italia, dopo che la presidente Meloni ha avviato una serie cause legali contro singoli giornalisti che l’hanno, a suo giudizio, criticata o derisa.