Alla vigilia dell’incontro della presidente del Consiglio dei Ministri italiana, Giorgia Meloni con il presidente statunitense Donald Trump, previsto per giovedì prossimo alla Casa Bianca le questioni internazionali si complicano sempre più. Da un lato il “lassismo trumpiano” che ha indotto l’amministrazione a stelle e strisce ad azzerare i dazi reciproci, anche e soprattutto con la Cina, sulle “tecnologie smart telefoniche”, e dall’altra parte la nuova muraglia cinese eretta nei confronti degli Usa, in materia di contro dazi proprio dal colosso asiatico. Ma a complicare ancor più la delicata missione “meloniana” è stata la proposta italiana dell’ex inquilino dell’era pandemica di palazzo Chigi, Giuseppe Conte, di individuare nella persona di un altro ex premier Mario Draghi la figura tecnica e carismatica a cui ricorrere per far concludere un negoziato tra gli States e il vecchio continente. Si continua rimestare nel torbido con l’Uk che se pur formalmente fuori dell’Ue è determinante per l’Europa da una parte, i “volenterosi” del leader alla ricerca di una identità e di un ruolo dall’altra, con la “follicida” strategia mediorientale dell’amministrazione israeliana che si contrappone sulla carta a quella sanguinaria di Hamas ma che nei fatti annienta l’inerme popolazione palestinese che fa da cornice a un quadro nel quale Putin continua a bombardare l’Ucraina del in cerca di autore Zelensky. Un mondo, almeno in apparenza, dalle idee poco chiare ma ben confuse.
Un mondo dalle idee poco chiare ma ben confuse
Date: