Dietro lo scontro verbale tra il Presidente Biden , uscente tra due giorni, e quello che giurerà , si nasconde una realtà fatta di cooperazione tra due diverse amministrazioni che mai nella storia americana degli ultimi decenni è stata così collaborativa e produttiva, nonostante la distanza enorme di pensiero politico tra i due leader. In effetti, lo stesso Biden lo ha riconosciuto pur lanciando nel suo messaggio di commiato un avvertimento circa i rischi di una deriva oligarchica degli Usa se Trump dovesse concretizzare i suoi propositi autoritari in uno al potere finanziario e tecno industriale che sta crescendo alla sua ombra . Infatti, lontani dai riflettori della stampa e dell’ opinione pubblica e mettendo da parte la lotta politica, l’ inviato di Biden per il conflitto israelo- palestinese Brett McGurk e quello di Donald Trump, Stive Witkoff , hanno lavorato in sinergia senza alcuna remora o scontro. E hanno continuato a lavorare anche quando Trump ha deciso di azzerare tutti i dipendenti della Casa Bianca. Frenetici sono stati i contatti tra il consigliere per la Sicurezza nazionale Sullivan e il suo successore repubblicano, il tutto finalizzato nel convincere Netanyahu che, se non si fosse arrivati a un’ intesa prima dell’ insediamento alla Casa Bianca, lunedì 20 Gennaio, la minaccia di Trump si sarebbe scaricata non solo su Hamas ma anche su di lui. Ma l’ adesione del Premier israeliano alla tregua con Hamas non è stata ben accolta dai Ministri dell’ ultra destra del governo, che considerano l’ imposizione di Trump una sorta di fumo negli occhi per Israele in quanto può funzionare solo nei confronti di Hamas che è stata decimata da Israele con l’ appoggio di Biden e da ciò si evidenziano tutti i limiti e le fragilità di questo accordo. Questo fa capire che andare oltre l’ ostacolo dell’ ultra destra e dei coloni ,che in questi due anni di guerra hanno occupato di nuovo i territori in Cis Giordania cacciando via le famiglie palestinesi, sarà molto difficile, se non impossibile. Intanto il nuovo Presidente americano intende mettere a frutto il suo programma muscolare non solo all’ interno degli Usa , ma anche a livello internazionale.Ci potrebbe riuscire con l’ Europa,debole e divisa e con i suoi alleati asiatici, forse anche con la Cina che sta vivendo la sua prima crisi derivante dalla mancata crescita dell’ economia, ma per il Medioriente e per l’ Ucraina sarà sicuramente più dura. Per il conflitto europeo, Trump potrebbe, però, cogliere l’ opportunità creata dal fatto che i contendenti sono logorati da una guerra che ha comportato gravi perdite umane e materiali enormi: una situazione che in sostanza potrebbe favorire la fine delle ostilità . Ma in Israele, accettare la tregua solo se alla fine riprende la guerra fino alla distruzione di Hamas , equivale a volere una guerra permanente , o di un vero e proprio genocidio del popolo palestinese, tenuto conto che Hamas già sta provvedendo a nuove reclute. In Europa al contrario, Zelensky teme il nuovo inquilino della Casa Bianca e quindi è pronto a trattare a differenza di Putin che e’ Presidente di un paese abituato a resistere anche a privazioni estreme e , quindi, potrebbe rivelarsi un osso più duro del previsto .
Un team unico tra Biden e Trump
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