Una fragile tregua

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L’accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani e il cessate il fuoco a Gaza è il risultato delle forti pressioni esercitate da Donald Trump, ma tutto sembra essere appeso ad un filo sottile. Il compromesso raggiunto, a Doha , renderebbe possibile la tregua dopo 15 mesi di guerra ed eccidi di massa, con un bilancio di vittime civili enorme e questo grazie alle forti pressioni esercitate dal nuovo inquilino della Casa Bianca, che a chiare lettere ha minacciato di scatenare l’ inferno per far capire alle parti in causa , inclusi Qatar, Iran e Turchia, protettori di Hamas, che il prezzo da pagare in caso di fallimento del negoziato , sarebbe stato alto da sopportare. È chiaro che il merito non può essere ascritto solo a Trump , ma è il risultato di una sorta di collaborazione di fatto fra Trump e Biden che alla fine ha portato Hamas ed Israele a convergere sulla tregua. Alcuni fonti riservate , però, sostengono che i contenuti del compromesso raggiunto, sono resi vulnerabili dal fatto che i diretti contendenti rimangono sempre dell’ idea di avere a loro disposizione quello che potremmo definire un piano B, che permetterebbe a ciascuno di prevalere sull’ avversario. Alla base del negoziato, restano sempre le divergenze di quanto stia effettivamente avvenendo a Gaza e sono frutto dello scontro feroce in atto. Infatti Israele dal suo punto di vista ritiene che ormai Hamas sia in ginocchio e senza una leadership ormai del tutto decapitata, senza più il sostegno di Hezbollah e con l’ alleato Teheran molto ridimensionato. In sostanza Telaviv vede l’ accordo raggiunto come il tramonto di Hamas e quindi senza alcun ruolo nel futuro di Gaza e nel suo progetto di ricostruzione. Dall’ altra parte Hamas interpreta lo stesso accordo in maniera opposta perché la liberazione in parte degli ostaggi israeliani, nella prima fase, gli consente, per 42 giorni, di tornare in possesso dell’ area della Striscia da cui si ritirerà l’ esercito israeliano, accogliendo come eroi i detenuti palestinesi liberati dalle carceri israeliane e osannando il fatto che nonostante il feroce attacco di Israele sia ancora in piedi e questo allo scopo di cercare consenso nel mondo arabo e reclutare seguaci , grazie alla campagna globale di delegittimazione di Israele, dalle organizzazioni internazionali e dalle Università occidentali. Insomma un’ interpretazione surreale e propagandistica che vuole , a tutti i costi, fare apparire la tregua come una vittoria di Hamas. La differenza di interpretazione tra Israele e Hamas è tale da far capire che l’ unico collante che li unisce è il rispetto e/o timore di Donald Trump.

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