Quella di Trump è la manovra protezionista più violenta mai vista nel mondo dallo Smoot-Hawley del 1939, la legge degli Usa che innesco’ ritorsioni a catena dalle altre grandi economie e portò alla Grande depressione e poi alla seconda guerra mondiale. Difficilmente il Presidente americano accetterà di fare marcia indietro senza drastiche concessioni da parte delle grandi aree economiche. Già adesso i soli dazi americani rappresentano una tassa pari a 500 miliardi di dollari sulle imprese di tutto il mondo. Non oso immaginare cosa potrebbe accadere se e quando altri Paesi risponderanno . A tal proposito, la Cina la più colpita dallo tsunami trumpiano predica la pace commerciale e intanto incomincia a muoversi verso l’ Europa alla ricerca di accordi commerciali. In fondo scommette sul panico scatenato dai dazi americani e dalla ricerca affannosa di una soluzione plausibile. Oggi a Berlino e a Parigi, più che a Roma si discute di come aprire di più l’ accesso ai mercati europei, al colosso asiatico. Attualmente il mercato cinese per noi è sicuramente interessante, ma tutto da sviluppare ed incrementare in prospettiva, ma nulla che possa sostituire il volume di merci esportate verso gli Usa . Per non parlare di quello che saremo costretti ad importare in contropartita in termini di macchie utensili, dispositivi medici, auto e altri beni industriali cinesi che , inevitabilmente, finirebbero per spiazzare maggiormente alcuni settori industriali dei nostri Paesi. Di fronte ad un fenomeno come quello creato da Trump, non esistono né scorciatoie , né bacchette magiche. Al di là delle risposte che l’ Europa metterà in campo , il mondo conosciuto fino al 2 aprile 2025, non tornerà più. Le risposte vanno costruite ad hoc e su molti piani diversi: tecnologico e industriale, della difesa, della sicurezza e dell’ integrazione finanziaria in Europa, dell’ educazione della forza lavoro e dell’ opinione pubblica. Intanto occorre stare con i piedi per terra! Bisogna prendere atto della realtà che si è venuta a creare e da essa ripartire , e questo vale anche e soprattutto per l’ Italia. La questione delle ritorsioni va studiata e messa in campo in questa luce.Rispondere ai dazi con altri dazi può essere un boomerang perché genererebbe inflazione. Su questa posizione sono l’ Italia e in modo meno chiaro la Germania. Ma sul piano politico restare inermi equivale ad essere etichettati come impotenti e potrebbe spingere Trump ad aumentare le imposizioni. E’ probabile che l’ UE vada alla ricerca di una via di mezzo che porti , poi, ad un eventuale negoziato.
Una partita tutta da giocare
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