Unep: 1 miliardo di dollari al giorno per ripagare i danni climatici

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Secondo il rapporto “Adaptation Gap Report 2024” del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, non stiamo facendo abbastanza per aiutare quei Paesi che, pur contribuendo pochissimo al totale delle emissioni globali, subiscono fortemente i danni causati dalla crisi climatica e che, raramente, riescono a compensare tramite progetti di salvaguardia. Dai dati del report, l’87% dei Paesi nel mondo ha un “national adaptation planning instrument” in atto, un piano per partecipare, in maniera diretta o meno, a quei 28 miliardi di fondo stanziati durante la Cop 27, ma “siamo ancora lontani dalla copertura mondiale” e i soldi non sono abbastanza.

Servirebbero, infatti, tra i 187 ed i 359 miliardi di dollari in più all’anno, raggiungendo la strabiliante quota di 1 miliardo di dollari al giorno (circa). Certo, è bene citare anche i progressi: i 28 miliardi per il fondo, per esempio, sono da considerarsi un progresso, rispetto ai 21 miliardi raggiunti come accordo precedentemente. Per non parlare dell’aumento di progetti di “adaptation planning” in tutto il mondo: l’Unep dedica una buona parte del rapporto alle buone notizie. Il Kribati ed il Burkina Faso, per esempio, dichiarano che circa il 60% dei loro progetti è già in atto; In Nuova Zelanda ci si concentra sui bisogni delle comunità indigene, mentre il Brasile dichiara di aver già affrontato tutte le priorità climatiche del Paese in appena un anno di applicazione del piano. A livello globale, così come deciso durante la Cop 28, l’obiettivo principale è concentrarsi sulla produzione di cibo in maniera sostenibile, adempiere al fabbisogno mondiale conservando le biodiversità locali.

Ma la COP 29, iniziata l’11 Novembre, è incentrata, tra le cose, sulla finanza climatica e l’Unep si appella ai delegati a Baku per trovare una soluzione il prima possibile. Perché, così come scritto nel rapporto, la verità è che non è mai stato deciso quali Paesi dovessero contribuire maggiormente a pagare l’ “adaptation gap”: il risultato è una distribuzione poco uniforme di progetti destinati al raggiungimento dell’obiettivo. Per non parlare dell’attuale situazione politica mondiale: l’ultima volta che è stato eletto Donald Trump, gli Stati Uniti sono usciti dagli Accordi di Parigi.

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