Si incontreranno tra poche ore, nello studio ovale della Casa Bianca, il presidente statunitense Donald Trump e la presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni. Oggetto della conversazione saranno le politiche sui dazi adottate da presidente statunitense, soprattutto, nei confronti del Vecchio Continente. Certamente, questo è il banco di prova più impegnativo per la Meloni, da quando è presidente del Consiglio. Molto più del G7 italiano. In quel salotto, la presidenza italiana si gioca le carte della faccia e della credibilità internazionale. L’ultima volta che era arrivata nella capitale americana lo aveva fatto per partecipare, come unico leader europeo invitato, al giuramento del presidente. Adesso, invece, è chiamata a far cambiare idea a Trump rispetto alla sua politica economica in materia di import che sta alterando gli equilibri economici mondiali e precipitando una importante parte dell’economia del Bel Paese. In incontro, idrofobo, nel quale il ruolo della Meloni non è affatto del tutto chiaro. Parlerà da presidente italiano, da incaricato di fatto della Unione Europea o da amica? Tre strade sdrucciolevoli, una forse più pericolosa dell’altra che potrebbero concludersi o con un soddisfacente raggiungimento del traguardo, portando il Tycoon a miti consigli o con una catastrofica figuraccia con un nulla di fatto. Il mondo guarda un’italiana che si è data un appuntamento con la storia, forse il più delicato. Davide contro Golia, per usare una metafora storica. Solo che questa volta la storia potrebbe raccontare fatti diversi. Ci consegneremo mani e piedi all’estroso presidente americano o lo faremo ragionare? In tal caso con quali argomentazioni? Usando l’antico metodo masanelliano del “tarallucci e vino (ops, magari senza dazi!) o il machiavellico principio del “fine giustifica i mezzi”, purché in tutto non si traduca in una posposizione grammaticale della definizione che si tradurrebbe, per il mondo in “i mezzi che giustificano la fine”. La fine di una storia moderna di alleanze, appoggi e sostegni della quale l’Italia ne ha un vitale bisogno senza fare la parte della zanzara che tenta di infastidire l’elefante.
Usa – Tra poche ore il faccia a faccia Trump-Meloni
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