Vasco Rossi il partigiano, tra intervista al Corriere della Sera, e tour che parte a Torino il 31 maggio

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Vasco Rossi, in una lunga intervista al Corriere della Sera, parla di tutto e di più, ma è sulla politica che si segnala per una conversione in italiano “terrorizzato” dalla destra che vuole cancellare i diritti acquisiti nella storia dell’Italia.

“Per me è sempre stato un gioco fare la rockstar. Non puoi pensare di farlo veramente, a meno che tu non abbia problemi mentali. La rockstar la fai sul palco, quando scendi devi tornare la persona che sei, altrimenti sei fuori di testa. Quando dietro le quinte sento il pubblico che mi chiama penso che stiano chiamando quell’altro. Che infatti arriva sempre. E quando incontro qualcuno che mi riconosce dico ‘sono qui in rappresentanza del mito’. Gli sguardi mi lasciano allibito, non mi sento all’altezza di quello che vedono le persone e mi imbarazzo. Sono sensibile, sento troppo…”, racconta il rocker di Zocca, che ai giovani oggi si rivolge con comprensione, anche rispetto a chi protesta per l’ambiente deturpando le opere d’arte. “Questi ragazzi mi fanno tenerezza anche se sono una risorsa, sono pieni di energia. Hanno più possibilità di essere fragili grazie anche a quelle battaglie fatte da noi perché ci fosse comprensione per il diverso, anche se a livello politico non mi sembra che sia andata così bene. Negli Anni 70 avevamo avuto eroi. Tipo Che Guevara. Poi io stesso ho cominciato a ridimensionarli. Pensavo che fosse più facile fare l’eroe che andare a lavorare ogni giorno in fabbrica alla Fiat. Allora diventava meno eroe il Che e più eroe mio padre che lavorava e basta…”.

Di Berlusconi parla malissimo, anche perché aveva battuto i suoi idoli. “Io già nel 1975 dicevo ai miei amici comunisti alla radio che bisognava cambiare il nome ‘comunista’. Mia nonna votava Dc perché con la parola cristiana dentro pensava di guadagnarsi il paradiso. Quando ho visto che il mio voto valeva come il suo ho smesso di andare a votare. Anche la democrazia ha dei limiti. Con la propaganda hanno rimbambito i popoli…”.

Il governo Meloni ti preoccupa? “Moltissimo. Giorgia è simpatica ma spero che dopo le dichiarazioni da propaganda elettorale prevalgano le posizioni più ragionevoli soprattutto per quello che riguarda i diritti civili. Ma facciamo attenzione, lo dico anche a me stesso di non abbassare la guardia su conquiste faticose e ora messe in discussione. La storia ci insegna che quando qualcosa può andare male… lo farà”.

Vasco Rossi precisa: ”Chi vuol sapere da che parte sto, lo capisce ascoltando le mie canzoni”. E poi veste i panni del partigiano. “Oggi al potere c’e’ l’ignoranza – dice senza mezzi termini, rispondendo a una domanda sulla ricorrenza del 25 aprile – Resistenza e’ un concetto chiave. Arrendersi a oltranza e’ una forma di resistenza al sopruso e all’ignoranza. Ma la resistenza ai soprusi e’ sacrosanta. L’avevo detto che stava arrivando una valanga di ignoranza. Ma io sono felice di portare gioia e anche amore con i miei concerti. Perche’ poi, le mie canzoni sono degli atti di amore. C’e’ amore dentro la provocazione perché deve risvegliare le coscienze. Secondo la filosofia orientale, la resistenza è quello che fa soffrire e l’accettazione porta la pace – continua – Ma l’accettazione non significa resa, significa comprensione; un po’ quello che ho scritto con ‘conviene arrendersi all’evidenza’ (dal testo di XI comandamento, ndr). Conviene arrendersi a oltranza! Ma questo è un altro discorso”. E sul padre Carlino, medaglia d’Onore alla memoria per essersi rifiutato di combattere con i nazisti, che fu mandato in campo di concentramento a Dortmund Vasco racconta: ”Ha preferito il lager piuttosto che arrendersi al nazifascismo e combattere con i tedeschi contro gli italiani. Era in un campo di lavori forzati e senza mangiare molto, per cui ne morivano la metà, di fatica o di botte. Aveva fatto amicizia con un compagno di sventura che gli aveva salvato la vita quando cadde in una buca durante un attacco: si chiamava Vasco. Aveva scritto un diario, con alcuni episodi, e mia madre l’aveva poi ricopiato”.

Sul tour che prenderà il via il 31 maggio a Torino Vasco annuncia: ”Quest’anno il filo rosso che unisce tutti i pezzi della scaletta è: vita, essere, la vita è, vita celebrata, vita ostinata, vita complicata, vita presa alla leggera, vita fiera. Voglio una vita spericolata, anzi sono una vita spericolata. Insomma la vita in tutte le sue forme e accezioni. Mai come quest’anno è il caso di celebrarla. Di fronte a questo mondo pieno di odio, di guerre, di bombardamenti, di massacri di innocenti dove sembra di essere tornati alla legge della giungla, alla legge del più forte del più arrogante del più prepotente…noi celebriamo la vita, l’amore e la pace. Il mio è un concerto di luce”.

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