Il caso della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta in Iran, al centro di un vertice che si è tenuto a Palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il Sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano e i Servizi di intelligence.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha intanto convocato l’ambasciatore iraniano a Roma, Mohammad Reza Sabouri, in merito alle condizioni della reporter. Le notizie agghiaccianti sullo stato ignobile della sua detenzione sono intollerabili. I dettagli che la stessa Sala ha comunicato ai suoi genitori: “Ho dato mandato al segretario generale della Farnesina di convocare l’ambasciatore iraniano a Roma”, ha annunciato su X Tajani ribadendo che “il Governo, come dal primo giorno dell’arresto di Cecilia Sala, lavora incessantemente per riportarla a casa. E pretendiamo che vengano rispettati tutti i suoi diritti. Fino alla sua liberazione, Cecilia e i suoi genitori non saranno mai lasciati soli”.
Le forze di opposizione, a partire da Pd e Italia viva, hanno chiesto al governo di condividere le mosse da compiere per arrivare alla sua liberazione. E a Palazzo Chigi, a quanto si apprende, si starebbero studiando le iniziative più opportune per un loro coinvolgimento.
Secondo quanto si legge sul Corriere della Sera, la giornalista, nella cella lunga quanto lei, non ha un materasso e dorme per terra, su una coperta e ne ha un’altra per proteggersi dal freddo. Non vede nessuno dal 27 dicembre, dal giorno in cui ha incontrato l’ambasciatrice Paola Amedei. “Dormo per terra in cella e mi hanno tolto anche gli occhiali”, ha raccontato nella telefonata concessa alla madre, al padre e al compagno. Non ha ricevuto nessun pacco: nessun panettone, nessun cioccolato, né sigarette, né maglioni, né i quattro libri, né la mascherina per proteggersi dalla luce al neon accesa 24 ore su 24, né beni di prima necessità. Pertanto, le richieste del governo italiano sono chiare. Liberazione immediata di Cecilia Sala, condizioni di detenzione dignitose e assistenza consolare.
Sono le richieste fatte all’ambasciatore iraniano a Roma, Mohammad Reza Sabouri, convocato alla Farnesina dal ministro Antonio Tajani e dal segretario generale ambasciatore Riccardo Guariglia. Da parte italiana è stata innanzitutto chiesta la liberazione immediata della connazionale, fa sapere la Farnesina. L’ambasciatore Guariglia ha altresì ribadito la richiesta di assicurare condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani; di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all’ambasciata d’Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati.
Arriva anche dai social la richiesta di Matteo Renzi a Giorgia Meloni in merito al caso legato alla giornalista Cecilia Sala.
La situazione legata alla detenzione in Iran della giornalista Cecilia Sala preoccupa l’Italia ed evidentemente anche Matteo Renzi che in queste ore si è spinto ad un appello importante chiamando in causa la Premier Giorgia Meloni. Il leader di Italia Viva ha fatto una richiesta importante alla Presidente del Consiglio con tanto di invito a sbrigarsi.
“Le ultime notizie sulla detenzione di Cecilia Sala sono molto gravi e preoccupanti”, ha esordito Renzi. “Le condizioni della vita di Cecilia nel carcere di Evin appaiono lontanissime da quelle descritte dal nostro ministero degli Esteri nei giorni scorsi. Nessuno di noi vuole far mancare il proprio sostegno al Governo perché davanti all’arresto illegittimo di una cittadina italiana’’.
La richiesta della liberazione del cittadino svizzero-iraniano Mohammad Abedini, che sarebbe detenuto nel carcere di Milano sulla base di “false accuse”, è in primo piano in un messaggio diffuso dall’ambasciata della Repubblica islamica in Italia dopo la convocazione in Farnesina per la vicenda della giornalista Cecilia Sala.
Nel testo, diffuso su X, si dà conto del colloquio tra l’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri e il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Riccardo Guariglia. “In questo amichevole colloquio si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse e della signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran” si legge nel messaggio.
“L’ambasciatore del nostro Paese ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell’arresto della signora Sala, secondo l’approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell’approssimarsi del nuovo anno cristiano, si è garantito l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran, sono state inoltre fornite alla signora Sala tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari”. Nel testo, l’ambasciata iraniana sottolinea che “ci si aspetta” dal governo italiano che “acceleri la liberazione del cittadino iraniano detenuto” e gli fornisca le “necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”.
In queste stesse ore, la Procuratrice generale di Milano Francesca Nanni ha espresso parere negativo alla richiesta degli arresti domiciliari presentata dalla difesa di Mohammad Abedini Najafabadi. A decidere sulla liberazione dell’iraniano arrestato a Malpensa il 16 dicembre, tre giorni prima del fermo di Cecilia Sala, saranno i giudici della Corte di Appello, tramite un’udienza che sarà fissata nei prossimi giorni.
L’ufficio di Procura Generale ritiene, infatti, che “le circostanze espresse nella richiesta, e in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran, unitamente a eventuali divieti di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano un’idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga”.
A pesare sulla decisione anche la nota inviata nelle scorse ore dagli Usa, nella quale si ribadisce la pericolosità di Abedini: vi sarebbe anche un riferimento al caso di Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin su cui pendeva una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti ed evaso dai domiciliari a Milano. L’udienza nella quale i giudici della Corte d’Appello decideranno se accogliere o meno la richiesta presentata dal difensore Alfredo De Francesco sarà fissata non prima del prossimo 14 gennaio.
Mohammad Abedini Najafabadi viene ritenuto da Washington un soggetto pericolo e per lui è necessaria la detenzione in carcere. L’atto, di quattro pagine, è stato inviato per via diplomatica pochi giorni dopo l’arresto del 38enne iraniano, quindi prima dell’istanza con cui il difensore, l’avvocato Alfredo de Francesco, chiede i domiciliari.
‘’Chiedo l’immediato rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala arrestata in Iran”. Lo afferma a Repubblica l’Alta rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Kaja Kallas: “Nessuno dovrebbe essere detenuto per aver svolto il proprio lavoro; il giornalismo non è un reato. Ogni giornalista deve avere la libertà di riferire senza timore di arresto o persecuzione. Mentre il mondo è in subbuglio, il ruolo del giornalismo è più essenziale che mai”.
Le richieste sono state presentate all’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri dal segretario generale della Farnesina, ambasciatore Riccardo Guariglia, che su indicazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani lo aveva convocato al Ministero. Nell’incontro, durato circa un’ora, da parte italiana è stata chiesta la “liberazione immediata della connazionale, giunta in Iran con regolare visto giornalistico” – si legge in una nota – e di “garantire piena assistenza consolare permettendo all’ambasciata d’Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati”.
“Tratteremo la reporter italiana in modo dignitoso”, avevano promesso le autorità di Teheran ma secondo il quotidiano milanese a Sala “è riservato lo stesso trattamento delle prigioniere politiche che affollano le celle del carcere simbolo della repressione della Repubblica islamica”. Come raccontato a chi ha potuto sentirla, “nella cella lunga quanto lei sdraiata, Cecilia non ha un materasso e dorme per terra, su una coperta. Ne ha un’altra per proteggersi dal freddo di Evin e congela. Non vede nessuno dal 27 dicembre, dal giorno in cui ha incontrato l’ambasciatrice Paola Amedei”.