La missione Usa della premier Meloni, che gode dei buoni favori di Bruxelles, prevede che venerdì sarà ricevuta da Donald Trump allo Studio Ovale per discutere di dazi e altro.
Il tutto confermato dalle parole della portavoce aggiunta della commissione, Arianna Podestà, che chiarisce: “La presidente von der Leyen e la prima ministra italiana Giorgia Meloni sono stati in contatto regolare. La presidente è in costante contatto con tutti i leader Ue. Sono stati in contatto anche in relazione a questa missione negli ultimi giorni. E saranno in contatto prima della missione programmata’’. La portavoce, in sintesi, conferma la linea della presidente della Commissione Ue.
“Come ha affermato la stessa presidente in alcune interviste – ha aggiunto la portavoce – ogni contatto con gli Stati Uniti è benvenuto da parte dei leader europei. Naturalmente bisogna ricordare che la competenza per la negoziazione degli accordi commerciali spetta all’Ue. Questo è sancito nei nostri Trattati – chiarisce – quindi è di nostra esclusiva competenza”. “Ma l’attività di ‘outreach’ è molto gradita ed “è strettamente coordinata”.
Meloni si conferma la migliore ambasciatrice possibile visti i rapporti con Washington che altri capi di stato europei non possono vantare. Il viaggio non è un salto nel vuoto né una missione ‘nazionalistica’ della premier. Che va per scongiurare rappresaglie e bracci di ferro sui dazi e perorare la causa della compattezza dell’Occidente. Quello di Meloni, ribadisce anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani “non è un viaggio per giocare una partita italiana. È un viaggio per rafforzare i rapporti con gli americani, ma è finalizzato anche a spingere il governo americano ad arrivare a dazi zero. E l’obiettivo potrebbe essere quello di creare un grande mercato euro-americano di libero scambio”. Obiettivo ambizioso ma prioritario. Alla sinistra anti-italiana che da giorni attacca Meloni di andare con “il cappello in mano”, Tajani ricorda che la premier va negli Usa “su invito di Washington e non su sua richiesta. Non ha supplicato, c’è una lettera molto articolata”.
“Le parole della portavoce aggiunta della Commissione europea spengono l’interruttore alle tante polemiche e speculazioni politiche che l’opposizione ha praticato questi giorni sulla missione a Washington”. Così Ylenja Lucaselli di Fratelli d’Italia. Nessun dubbio sulla collaborazione tra Palazzo Chigi e Bruxelles sulla trasferta americana del prossimo 17 aprile. “Già il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic, che si trova in missione a Washington, aveva affermato che, all’interno dell’Unione, chi avesse avuto buone relazioni con gli Stati Uniti avrebbe fatto bene a metterle in pratica. È esattamente la logica alla base dell’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump. La sinistra cambi copione”.
La premier ha tutte le carte in regola per fare da apripista europea verso l’appeasement tra le due sponde dell’Atlantico. E creare le condizioni per tornare a casa con una data precisa per un tavolo negoziale tra Stati Uniti e Ue, che potrebbe collocarsi nel corso del vertice Nato previsto dal 24 al 26 giugno all’Aja. Un’operazione che la accrediterebbe come pontiere ufficiale e interlocutore di tutta l’area euro con gli Usa.
Nelle file dell’opposizione solo Carlo Calenda esce dal coro e strapazza gli alleati. “Polemiche demenziali. Non ho letto le stesse proteste quando il premier inglese Starmer e il presidente francese Macron sono andati da Donald Trump. Non si capisce perché una premier non dovrebbe accettare l’invito. Sono tutte polemiche avvilenti e un po’ ideologiche”.
Il vistoso dietrofront di Donald Trump con l’annuncio di una pausa di novanta giorni sui dazi è un ottimo viatico per la missione di Giorgia Meloni negli Usa. Se tutta l’Europa può tirare un sospiro di sollievo e sta pensando a congelare il pacchetto di contro-tariffe approvato, il viaggio della premier, attesa giovedì alla Casa Bianca, si colloca in un’atmosfera decisamente più conciliante per aprire un tavolo di trattative, obiettivo primario del governo italiano.
La notizia della “tregua” del presidente Usa verso la Ue che coglie il governo durante la cena al Quirinale con i reali britannici, è accolta come una buona notizia da Palazzo Chigi. Resta da capire dove davvero vuole arrivare Trump e cosa realmente chiede, e chiederà, all’Europa, soprattutto in chiave anti-Cina. In questo quadro Meloni si conferma ancora di più l’emissario migliore per Bruxelles che fatica non poco a dialogare con Washington. Se la premier può contare sul sostegno di Ursula von der Leyen, che non ha ancora avuto un bilaterale con Trump, anche Berlino si espone e guarda di buon occhio il prezioso contributo italiano per risolvere il rompicapo dei dazi Usa che da giorni terremotano le Borse. “Qualunque iniziativa sulla strada del negoziato è la benvenuta: questa la posizione del cancelliere Friedrich Merz, che fa sapere che la prossima settimana sarà a Washington e due giorni fa ha avuto un colloquio telefonico con Meloni. Anche la Germania “benedice” la trasferta americana di Meloni. Il presidente tedesco del Ppe Manfred Weber è molto esplicito: “Accolgo con favore tutti i tentativi di parlare con Trump. Meloni e Tajani lavorano per difendere gli interessi dell’Europa”.
Anche Parigi sul bilaterale Meloni-Trump è tornata a più miti consigli: “Parigi non è preoccupata e tutte le voci che permettono un dialogo con gli Usa sono le benvenute”, dice Sophie Primas.