Via libera di Bruxelles al libro Libro Bianco sul futuro della difesa europea illustrato da Ursula von der Leyen. Il testo, passato con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti su 669 votanti, invita l’Ue ad agire con urgenza per garantire la propria sicurezza. Si chiede che le risposte ai rischi esterni siano “simili a quelle in tempo di guerra” e “accoglie con favore il piano ReArm Europe, proposto il 4 marzo 2025 dalla presidente della Commissione”.
Via libera con 442 sì, 98 no e 125 astensioni anche al testo di una risoluzione sulla “incrollabile sostegno dell’Ue all’Ucraina, dopo tre anni di guerra di aggressione della Russia”. Approvato anche un emendamento che “accoglie con favore la dichiarazione congiunta dell’Ucraina e degli Stati Uniti a seguito del loro incontro nel Regno dell’Arabia Saudita”. Compresa la ripresa dell’assistenza militare e della condivisione di intelligence da parte degli Stati Uniti, nonché una proposta per un accordo di cessate il fuoco di 30 giorni.
Le famiglie politiche che sostengono la Commissione Ursula hanno confermato le rispettive posizioni favorevoli al piano ReArm, ma le delegazioni italiane – composte da 76 deputati – sono quelle che hanno fatto registrare i più vistosi smarcamenti interni. Spaccata la maggioranza di governo, con Forza Italia e Fratelli d’Italia a favore del progetto presentato da von der Leyen, mentre la Lega si schierata per il no. “La risoluzione – ha spiegato Nicola Procaccini, vicepresidente dei Conservatori di Meloni – è comunque un messaggio politico, che condividiamo nella misura in cui investire sulla difesa e la sicurezza dei popoli europei è un investimento necessario. Perché purtroppo la pace che noi diamo per scontata è preziosa e va difesa”. Diviso anche il campo delle opposizioni, con M5S e Avs contro il piano ReArm (nonostante la maggioranza dei Verdi europei sia a favore) e il Pd che si è spaccato a metà – undici contro dieci – tra astenuti (Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessadro Zan, Lucia Annunziata e il capodelegazione Nicola Zingaretti) e favorevoli (Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli e Raffaele Topo).
Gli eurodeputati che “accolgono con favore” il piano ReArm Europe, sostengono “fermamente l’idea che gli Stati membri dell’Ue debbano aumentare i finanziamenti per la difesa e la sicurezza a nuovi livelli”. E insistono sulla necessità che gli Stati membri aumentino la spesa per la difesa almeno al 3% del Pil.
Tra le proposte strategiche anche “la creazione di un Consiglio dei ministri della difesa” e “il passaggio dall’unanimità alla maggioranza qualificata per le decisioni dell’Ue in questo settore, ad eccezione delle operazioni militari con mandato esecutivo”. “È ora di costruire un’Unione europea della difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l’unità e la forza”, aveva detto Ursula von der Leyen, parlando alla plenaria di Strasburgo. “Non si tratta di minacciare o conquistare, ma di scoraggiare qualsiasi attacco dall’esterno, mosso dall’odio contro un’Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione”. Alzano la voce i pacifisti senza se e senza ma del movimento 5Stelle e di Avs, che definiscono una “pagina nera per la democrazia europea”. Convinti che il piano folle di 800 miliardi “aumenterà l’escalation militare e impoverirà ulteriormente la nostra Europa”.
Prima del voto sul Libro Bianco della difesa, il Parlamento ha approvato una risoluzione (non vincolante) di sostegno a Kiev. Un testo significativo perché, oltre ad accogliere con favore la dichiarazione di Gedda sul cessate il fuoco, afferma come l’Ue e i suoi Stati membri siano diventati “i principali alleati strategici di Kiev” e devono restare il suo maggiore donatore, “in seguito all’apparente cambio di posizione degli Stati Uniti”, incluso il fatto “di aver apertamente incolpato l’Ucraina della guerra in corso”. Toni contestati da Fdi in quanto “anti-trumpiani”. Ma il tentativo di rinviare il testo è fallito, portando così i meloniani ad astenersi. “È la prima volta che ci asteniamo sull’Ucraina”, ha detto il capodelegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza: “È diventata una risoluzione non a favore dell’Ucraina ma contro gli Stati Uniti: se i nemici dell’Europa e della pace volessero allontanare il dialogo troverebbero nella risoluzione molte ragioni”.
In tv, a ‘DiMartedì’ su La7 con Giovanni Floris, è arrivato un nuovo attacco alla Premier da parte di Pier Luigi Bersani. I temi sul tavolo sono stati quelli delle trattative di pace in Ucraina, ma anche la pressione fiscale in Italia e alcune dichiarazioni controverse della stessa Presidente del Consiglio.
Nel corso del suo intervento alla trasmissione di La7, ‘ DiMartedì’, Pier Luigi Bersani ha prima di tutto fatto un passaggio generale sulle mosse dell’Europa sul tema Ucraina ed in particolare sui rapporti Ue-Usa. Parlando di riarmo, l’ex volto del Pd ha detto: “Von der Leyen lo saprà che tutti questi paesi comprano armi dagli Usa per il 60% così come saprà che ci sono 6 o 7 carri armati e che qualcuno produce in casa, però lo fa su licenza americana. E dovrebbe sapere che dopo gli F-35, sono in progettazione questa novità assoluta dei caccia di sesta generazione che dovrebbero sbucare nel 2030, ma con un dettaglio: noi abbiamo un progetto con gli inglesi e i giapponesi. Poi c’è un altro progetto ancora fra tedeschi, francesi e spagnoli. E la Svezia, che ha una tradizione di questo tipo, ha in corso un progetto col Brasile. Ma noi pensiamo di fare la deterrenza in questo modo qui?”.
Spostando poi l’attenzione sull’Italia e sulla posizione di Giorgia Meloni nei rapporti Europa-Usa, Bersani ha detto: “Qui in Italia abbiamo avuto della gente come lei che ha tifato per Trump. Io credo che sia proprio al limite del masochismo, del tafazzismo, della sindrome di Stoccolma, perché noi possiamo prenderci solo dei colossali guai da questa situazione. E non solo per l’Ucraina, ma anche sul profilo economico. Sono d’accordo che bisogna parlargli. Cosa vuoi dargli, delle mazzate? Parli, però devi partire da una posizione non prona, ma che abbia anche un po’ di forza”. “Quindi, sta Meloni ci facesse il piacere di ricordarsi che l’Italia non può stare in mezzo all’Atlantico senza sapere dove far andare la barca”.