Von der Leyen per il secondo mandato alla presidenza della Commissione europea potrebbe avere il sostegno di Giorgia Meloni

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La conclusione delle elezioni Europee 2024 ci comunica che dovrebbe reggere la maggioranza Ursula, potendo contare su circa 400 voti. La tornata elettorale ha evidenziato l’ascesa delle destre, configurando un  contesto da non sottovalutare.

Nonostante si sia profilato un tale scenario, permane la stabilità degli equilibri politici in Europa con il Partito Popolare Europeo che conserva la sua leadership.

Emerge chiaramente, ad ogni modo, la necessità di “fare quadrato” per escludere l’estrema destra, come sottolineato dal presidente del Ppe Manfred Weber che chiede, nei fatti, di fare quadrato per escludere l’estrema destra e invita gli altri partiti, S&d che è secondo e Renew che è terzo, a unirsi alla alleanza pro-Ue e creare le fondamenta per i prossimi cinque anni:  “Chiedo loro di rispettare il processo democratico e il risultato delle elezioni sostenendo la riconferma alla Commissione europea di Ursula von der Leyen”.

Un matrimonio che non è del tutto scontato visto che Giacomo Filibeck, segretario generale del Partito Socialista europeo informa che: ‘Se l’allargamento della piattaforma va in un’altra direzione che non è quella dei Verdi, non possiamo negoziare. Se è con Ecr, è senza di noi’.

“C’è ancora molto da fare ma sono fiduciosa per quanto riguarda il mio secondo mandato. Da domani ci rivolgeremo a S&D e Renew, con i quali abbiamo una relazione costruttiva e provata” ha detto la presidente della Commissione Europea: “Il nostro obiettivo è continuare sul cammino di una piattaforma pro-Ue, pro-Ucraina e pro-Stato di diritto. Ci sono forze che vogliono indebolire l’Europa, ma la maggioranza dei cittadini europei, con questo voto, ha chiarito che vuole un’Europa forte.”

Ursula von der Leyen gioca in pratica la sua partita per il secondo mandato alla presidenza della Commissione europea e,  stando a quanto riporta ‘La Stampa’, anche la premier Giorgia Meloni sarebbe pronta a sostenerla. “Il candidato presidente della Commissione verrà indicato dal Consiglio europeo, quindi dai leader dei 27 Stati membri”, ha spiegato Meloni su Rai 1: “L’indicazione spetta al partito che ha avuto più voti, in questo caso è il Ppe. Quando quella proposta verrà formalizzata la valuteremo, perché nel negoziato ci sono diverse questioni che riguardano tutti i ruoli apicali, le deleghe dei commissari e quindi anche il commissario italiano. E io come sempre decido nell’interesse nazionale”.

Lo schema è noto: saranno i Popolari (ampiamente primo gruppo nel Parlamento europeo) a esprimere il presidente. Per queste ragioni, il capo di governo di un Paese come l’Italia non può contrapporsi alla scelta della maggioranza. Il nome designato nel Consiglio europeo per la presidenza della Commissione viene portato poi in Parlamento per la ratifica. A quel punto si vota. E si vota una volta sola. La domanda è d’obbligo: Meloni entrerà nella cosiddetta maggioranza Ursula, anche con i socialisti? Secondo ‘La Stampa’ sarebbe una sorta di maggioranza di scopo, che non esisterebbe più l’indomani. Questa sarebbe l’ipotesi accarezzata da Meloni. D’altronde, l’asse tra la premier e la presidente della Commissione è noto. Le due hanno compiuto insieme diversi viaggi e sono state immortalate insieme in diverse occasioni, mostrando sostegno reciproco.

“Succederà quello che è successo cinque anni fa con il Pis, ma a parti inverse”, starebbe ripetutamente spiegando la premier. Allora, i conservatori di Ecr, il gruppo presieduto da Meloni, si spaccarono: Fratelli d’Italia si oppose a von der Leyen, mentre i polacchi di Diritto e giustizia (Pis) la sostennero per lo stesso motivo che oggi spinge Meloni a farlo. Perché erano al Governo di uno dei Paesi più grandi dell’Unione europea. Come hanno fatto i polacchi, avrebbe spiegato la premier ai suoi, “dal giorno dopo ci terremo le mani libere sui singoli provvedimenti in Parlamento”, senza vincoli. Meloni intanto medita di ottenere anche un commissario importante. E il G7 di Borgo Egnazia sarà la prima occasione per cominciare la mediazione con i capi di governo, in particolare di Francia e Germania. Palazzo Chigi punterebbe agli affari economici.

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