Lo scontro diplomatico tra Zelensky e Trump ha acceso un nuovo dibattito sulla strategia del presidente ucraino nel conflitto con la Russia e sulle sue relazioni con l’Occidente. A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Victor Davis Hanson, storico e opinionista vicino al presidente repubblicano, che in un lungo tweet ha elencato quelli che, a suo dire, sono i principali errori commessi da Zelensky nella sua gestione della guerra.
Victor Davis Hanson è uno storico, autore e commentatore politico statunitense, noto per le sue analisi sulle strategie militari e sulle dinamiche geopolitiche.
Secondo Hanson, il primo grande errore del presidente ucraino sarebbe l’aver sottovalutato la realtà politica americana. Con Trump alla Casa Bianca, Zelensky si trova ad aver investito troppo nelle relazioni con i democratici e con un’Europa che, di fatto, non può garantire l’appoggio militare e finanziario di cui Kiev ha bisogno.
L’attuale amministrazione statunitense ha già iniziato a ridimensionare gli aiuti all’Ucraina, concentrandosi su un approccio più pragmatista e negoziale con Mosca.
La questione della pace
Un altro punto chiave è la possibilità di una pace negoziata. Hanson sottolinea che molte delle condizioni che un tempo sembravano inaccettabili per Kiev sono ormai consolidate: l’Ucraina non entrerà nella Nato, ma resterà fortemente armata, mentre la riconquista della Crimea e del Donbass rimane improbabile.
Con Trump alla guida degli Stati Uniti, la priorità sembra essere quella di ridurre il coinvolgimento diretto nella guerra e favorire un accordo che stabilisca una linea di confine definitiva e deterrenti economici contro future aggressioni russe.
Infine, Hanson critica l’atteggiamento di Zelensky nell’incontro con Trump, dove avrebbe interrotto e corretto il presidente, sottovalutando la sua personalità e la sua visione politica. La conclusione dello storico è amara: nel marzo 2025, dopo tre anni di guerra e oltre un milione e mezzo di vittime tra morti e feriti, Zelensky non è più l’eroe globale del 2022. Con elezioni sospese e opposizioni silenziate, il leader ucraino si trova – secondo lo storico – in una posizione di estrema debolezza.
La domanda finale di Hanson è diretta: Quo vadis, Volodymyr? Una questione aperta che lascia presagire il rischio di un cambio di paradigma nella guerra e nelle relazioni internazionali dell’Ucraina.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dato ordine di sospendere tutti gli aiuti militari degli Usa all’Ucraina. La decisione riguarda anche le armi già in transito e quelle che si trovano in Europa. L’obiettivo è quello di costringere Zelensky ad accettare l’accordo sui minerali critici.
Già dall’insediamento della nuova amministrazione, gli Usa non avevano più promesso nuove armi a Kyiv, che sta però ancora ricevendo molte delle munizioni e degli armamenti che derivavano dai precedenti aiuti.
L’annuncio arriva dopo il vertice di Londra con i Leader europei, dove Zelensky si è assicurato il supporto di tutti i principali Paesi del Vecchio Continente, incassando la disponibilità del Regno Unito a intervenire con soldati e aviazione per mantenere un eventuale accordo di pace e impedire alla Russia di riprendere l’invasione, come già avvenuto dopo i protocolli di Minsk del 2014, a cui seguì l’invasione del febbraio 2022.
Ferme anche le armi promesse da Biden
Anche se gli Stati Uniti non stanno più mandando nuove armi all’Ucraina, molte di quelle promesse da Biden prima di dover lasciare il posto a Trump alla Casa Bianca sono ancora intransito e non hanno raggiunto il fronte. Si tratta di miliardi di dollari in munizioni e armi che si trovano ancora negli Stati Uniti e che rimarranno bloccati fino a che Trump non sarà soddisfatto delle concessioni di Zelensky.
Sono state bloccate anche le armi che si trovano già in Europa ma non hanno ancora passato il confine con l’Ucraina, in particolare quelle che sono nel corridoio di transito in Polonia.
Trump ha sottolineato che lo stop agli armamenti è solo temporaneo, ammesso che Zelensky sia disposto ad accettare una fine rapida della guerra con inevitabili concessioni all’invasore russo.
Il presidente degli Stati Uniti ha anche dichiarato che l’accordo sui metalli critici è ancora sul tavolo, come detto anche da Zelensky a Londra.La firma dell’accordo potrebbe permettere il riavvio delle forniture di armi e munizioni.